Dimentichiamo le vittime e non puniamo i carnefici: nella lotta alla tratta degli esseri umani l’Italia ha ancora molta strada da fare. Un rapporto del GRETA, organismo del Consiglio d’Europa, ci accusa di “insufficiente attenzione”. Tra il 2011 e il 2013 sono state assistite ufficialmente 4.530 persone, ma “i dati forniti non rivelano la vera ampiezza del fenomeno”, perché si concentrerebbero su donne e minori avviati alla prostituzione, senza cogliere altre forme di schiavitù, dal caporalato in agricoltura ai bambini costretti a chiedere l’elemosina. Inoltre, su migliaia di trafficanti andati sotto processo negli ultimi anni, si contano poche decine di condanne, una sproporzione dovuta a una legislazione insufficiente e alla scarsa cooperazione giudiziaria con i Paesi extraue. L’Italia, conclude il rapporto, doverebbe “adottare con urgenza un piano d’azione nazionale che definisca priorità, obiettivi, attività concrete e responsabili per la loro attuazione”. E “rafforzare gli sforzi per assicurare che i crimini inerenti alla tratta, qualsiasi sia il tipo di sfruttamento, vengano investigati e processati velocemente ed efficacemente, e che questo porti a sanzioni proporzionate e dissuasive”.