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Famiglia contagiata dopo pranzo a casa. “Anche mia moglie incinta e mia sorella invalida. Abbandonati da Asl, abbiamo chiamato i carabinieri”

“Siamo sequestrati in casa”. È agghiacciante la storia raccontata da Roberto Zampardi, 43 anni, di Roma. Su di lui e sulla sua famiglia si è abbattuto un ciclone. Dallo scorso 4 ottobre, infatti, l’uomo è chiuso in casa, in isolamento, assieme ai suoi familiari, tutti positivi al coronavirus. È lui stesso a spiegarlo: “Io positivo, mia moglie positiva al terzo mese di gravidanza con minacce di aborto, mia sorella invalida al 100% e positiva, mia madre e mio padre positivi. Ma dalla Asl nessun segnale, ci sentiamo abbandonati”.

La causa di tutto questo è un pranzo in famiglia: “Abbiamo fatto un pranzo in famiglia, eravamo pochi e la sera abbiamo scoperto che mio suocero era positivo. A quel punto siamo stati contagiati tutti: 6 casi, tra cui mio padre che è gravissimo al Gemelli”. Una storia terribile, resa ancora più grave e dolorosa dal fatto che le istituzioni, e in questo caso la sanità pubblica, non sembra riuscire a dare una risposta adeguata. (Continua a leggere dopo la foto)


È sempre l’uomo a spiegare in che condizioni si trovano lui ed i suoi familiari: “Io e mia moglie abbiamo avuto febbre e tosse, mia madre e mia sorella sono asintomatiche. Ma il problema è che non posso mettere tutti in macchina e portarli al drive-in con quelle code infinite. Ho già speso 800 euro per fare i tamponi a casa. La società che è venuta ha fatto una segnalazione alla Asl Rm2, anche il mio medico l’ha fatta. Ma solo oggi io e mia moglie avremo fatto 60 telefonate ai numeri 51008100 e 06/41434975. Ho mandato una mail a profilassi.sisp@aslrm2 ma niente. Nessuna risposta”. (Continua a leggere dopo la foto)

Non finisce qui. Questa vicenda di inefficienza e rabbia, purtroppo, prosegue. Roberto, infatti, non ricevendo alcuna risposta dalla Asl ha contattato anche le forze dell’ordine. “Ho telefonato ai carabinieri ma mi hanno detto che loro non possono farci nulla, ho chiamato l’ambulanza e addirittura si sono inferociti. Io vivo a Morena. Sono recluso in casa perché mi devo occupare della mia famiglia”. (Continua a leggere dopo la foto)

Ovviamente la situazione è diventata insostenibile anche per la presenza di una persona disabile in famiglia: “Hanno sospeso i servizi essenziali a mia sorella, ossia l’assistenza domiciliare. Non so più che fare. Sono in malattia adesso, prima o poi però dovrò tornare a lavorare. E alla fine dovrò sborsare altri 800 euro per fare i tamponi di controllo privatamente. Così non si può stare, non si può vivere: voglio denunciare una situazione insostenibile”.

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