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Reddito di cittadinanza, presentate nuove regole: chi lo perderebbe e in quali casi

Il Reddito di Cittadinanza cambia pelle. Infatti è in arrivo una stretta per il provvedimento bandiera del Movimento 5 Stelle: si tratta di un sussidio istituito con il Decreto Legge n°4 del 28 gennaio 2019 dalla Repubblica Italiana. Tale sussidio è stato introdotto dal Governo Conte I, formato dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega. È stato chiamato impropriamente “reddito di cittadinanza”, ma non è un reddito di base, bensì un ammortizzatore sociale.

Nei giorni scorsi è stato approvato un emendamento al Decreto Aiuti approvato in commissione alla Camera con il voto contrario del Movimento 5 stelle. Il dl va convertito in legge entro la metà di luglio e nel frattempo potrebbero intervenire ulteriori modifiche, ma la stretta sul contributo statale sembra comunque vicina.


Reddito di Cittadinanza come cambia: si perde rifiutando offerte da privati

In sostanza la stretta punta a risolvere il problema della carenza di manodopera, soprattutto nei settori turistico e ricettivo. Anche il “no” a un’offerta congrua a chiamata diretta da un datore di lavoro privato rientra nel calcolo dei rifiuti che possono costare la perdita del beneficio. Le offerte congrue possono essere proposte “direttamente dai datori di lavoro privati” ai beneficiari che firmano il Patto per il lavoro (in cui è previsto l’obbligo di accettarne almeno una di tre). Il datore di lavoro privato comunica quindi il rifiuto al centro per l’impiego ai fini della decadenza.

Dopo le modifiche introdotte dalla scorsa Legge di Bilancio un’offerta è congrua se il lavoro è a tempo pieno e indeterminato e dista meno di ottanta chilometri (anziché 100) o comunque raggiungibile in 100 minuti con i mezzi di trasporto pubblici, nel caso di prima offerta. Se è una seconda offerta può essere in tutto il territorio nazionale. Rifiutando un’offerta di lavoro congrua si subisce una diminuzione mensile di 5 euro per ciascun mese a partire dal mese successivo al rifiuto. Al secondo rifiuto, il sussidio viene revocato.

La modifica è frutto di emendamenti identici riformulati presentati anche da Maurizio Lupi (Noi con l’Italia), Riccardo Zucconi (FdI), Rebecca Frassini (Lega), Paolo Zangrillo (FI), da Lucia Scanu e Manuela Gagliardi (Misto). Un emendamento quasi identico era stato presentato da Marialuisa Faro, passata nel frattempo da M5s a Ipf, che lo ha ritirato. Il Pd ha votato a favore, allineandosi al parere del governo.

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