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Pensione, quello che c’è da sapere sul calcolo. Tutti i dettagli

 

Il sistema previdenziale è da sempre oggetto di materia legislativa. L’ultima riforma pensionistica, che verrà inserita nella Legge di Stabilità 2017, introduce una serie di novità che influenzano il calcolo della pensione. “Il calcolo della pensione è molto complesso e non ha, per la maggior parte dei lavoratori, un metodo unico”, spiega il sito di informazione legale laleggepertutti.it, “coesistono due sistemi, il contributivo e il retributivo. Inoltre, sono previste specifiche regole per gli iscritti a gestioni particolari, come quella dei lavoratori agricoli, l’ex Enpals e le casse dei professionisti”. Ecco le principali nozioni da conoscere – messe a punto dagli esperti del sito laleggepertutti.it – per poter calcolare la propria pensione.

CALCOLO DEI CONTRIBUTI DA VERSARE – Se sei un lavoratore dipendente, i contributi da versare sono calcolati dal tuo datore di lavoro. L’azienda paga un’aliquota complessiva (cioè una percentuale sul reddito imponibile, a titolo di contributi), che comprende, però, non solo i contributi utili alla pensione, ma anche quelli assicurativi, che servono a garantire al lavoratore una prestazione in caso di malattia, infortunio, maternità, nonché i contributi per gli assegni familiari. Generalmente, comunque, per i lavoratori dipendenti del settore privato l’aliquota contributiva è pari al 33%: ciò significa che, se in un anno hai percepito 30.000 euro di stipendio, i contributi accantonati ai fini della pensione ammontano a 9.900 euro. Le aliquote sono diverse per i lavoratori autonomi, i liberi professionisti e gli imprenditori, a seconda della gestione di appartenenza, così come possono differire i sistemi di calcolo applicati.

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La legge prevede tre sistemi di calcolo della pensione, secondo l’anzianità del lavoratore al 31 dicembre 1995: il metodo retributivo, il metodo contributivo e il metodo misto, che è un mix tra i due sistemi. Per artigiani e commercianti esiste poi il metodo reddituale, molto simile al retributivo. Il calcolo misto della pensione si applica ai lavoratori che possiedono meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995. Per i conteggi si devono seguire le stesse procedure del calcolo retributivo, ma nella quota B sono incluse soltanto le settimane di contributi possedute dal 1° gennaio 1993 al 31 dicembre 1995, anziché al 31 dicembre 2011.

Il calcolo retributivo si applica ai lavoratori che possiedono almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995. Si basa sugli ultimi stipendi o redditi del pensionato ed è diviso in due quote: la quota A, che tiene conto degli ultimi 5 anni di retribuzione, rivalutati, e delle settimane possedute al 31 dicembre 1992; la quota B, che tiene conto degli ultimi 10 anni di retribuzione, rivalutati, e delle settimane possedute al 31 dicembre 2011. In particolare, per il calcolo della quota A devi: rivalutare la retribuzione degli ultimi 5 anni secondo la variazione dell’indice annuo del costo della vita, calcolato dall’Istat ai fini della scala mobile delle retribuzioni dei lavoratori dell’industria; dividere per 260 la retribuzione media rivalutata degli ultimi 5 anni: ottieni così la retribuzione media settimanale (R.M.S.); moltiplicare la R.M.S. per il numero di settimane di contributi al 31 dicembre 1992 e per un’aliquota di rendimento, che varia a seconda dell’ammontare della stessa R.M.S. Per il calcolo della quota B devi: rivalutare la retribuzione degli ultimi 10 anni secondo la variazione dell’indice annuo dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati calcolato dall’Istat (indice FOI), con l’incremento dell’1% per ogni anno solare preso in considerazione; dividere per 520 la retribuzione media rivalutata degli ultimi 10 anni: ottieni così la retribuzione media settimanale (R.M.S.); moltiplicare la R.M.S.per il numero di settimane di contributi dal 1° gennaio 1993 al 31 dicembre 2011 e per un’aliquota di rendimento, che varia a seconda dell’ammontare della R.M.S.; puoi anche utilizzare, per il calcolo col sistema retributivo, un metodo più veloce ma più approssimativo: individui la retribuzione media pensionabile rivalutata degli ultimi anni; la moltiplichi per un’aliquota di rendimento del 2%, che a sua volta devi moltiplicare per il numero di anni di contributi. Il metodo reddituale, utilizzato per i lavoratori autonomi, si basa sullo stesso sistema di calcolo, ma considera nella quota A gli ultimi 10 anni e nella quota B gli ultimi 15 anni. Il metodo retributivo non può essere utilizzato per i periodi dal 1° gennaio 2012, in quanto da tale data si applica il calcolo contributivo anche ai contribuenti soggetti al calcolo interamente retributivo.

Devono utilizzare il calcolo contributivo: i lavoratori che hanno meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, per i periodi dal 1° gennaio 1996 (cioè i contribuenti che applicano il metodo misto); i lavoratori che non hanno contributi versati prima del 1996; i lavoratori che optano per la pensione anticipata con: Opzione Donna, Opzione contributiva Dini, Computo nella Gestione Separata; i lavoratori che hanno più di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, per i periodi dal 1° gennaio 2012 (cioè i contribuenti che applicano il metodo retributivo). Il calcolo contributivo non si basa sugli ultimi stipendi o retribuzioni, ma sui contributi effettivamente versati nel corso della vita lavorativa. Questi contributi vengono accantonati, rivalutati e trasformati in pensione da un coefficiente che aumenta all’aumentare dell’età pensionabile. Calcolo contributivo: quota A e quota B. Anche il calcolo contributivo si divide in due quote: la quota A (sino al 31 dicembre 1995); la quota B (dal 1° gennaio 1996 in poi). Per stabilire l’assegno di pensione corrispondente alla quota B, devi: calcolare, per ogni anno, il 33% dello stipendio (inteso come retribuzione imponibile previdenziale), a partire dal 1996, se sei lavoratore dipendente; diversamente, devi considerare l’aliquota prevista dall’ente previdenziale per la tua categoria; rivalutare i contributi accantonati ogni anno, secondo la media quinquennale del PIL (prodotto interno lordo); sommare i contributi rivalutati, ottenendo così il montante contributivo; moltiplicare il montante contributivo per il coefficiente di trasformazione, che varia in base all’età, ottenendo così la quota B di pensione. Devi prendere in considerazione, ai fini del calcolo, tutti gli importi percepiti, se facenti parte dell’imponibile previdenziale, non solo le voci fisse e continuative dello stipendio. Per calcolare la quota A invece il procedimento è più complicato: questa quota, relativa ai periodi precedenti al 1996, va calcolata solo da chi ha optato per il sistema contributivo (Opzione Donna, Opzione Dini o computo nella Gestione Separata). Per chi ha versato il primo contributo dopo il 1° gennaio 1996, ovviamente non esiste alcuna quota A. Per ottenere il montante contributivo riferito alla quota A devi: considerare le 10 retribuzioni annue (o le retribuzioni 1993-1995 se sei dipendente pubblico) che precedono il 1996; applicare l’aliquota contributiva riferita all’epoca del versamento (quella del 1995, ad esempio, era pari al 27,12%); rivalutare i contributi così ottenuti, sulla base della media quinquennale del PIL; ricavare una media annua di contribuzione dividendo il totale della somma del periodo per 10 (o per 3, per i dipendenti pubblici); moltiplicare il risultato ottenuto per il numero complessivo degli anni di contributi, valutati però ponderandoli con il rapporto tra l’aliquota contributiva vigente in ciascun anno e la media delle aliquote vigenti nei 10 (o 3) anni precedenti quello in cui viene esercitata l’opzione per il contributivo; ottieni, così, il montante contributivo della quota A, che deve essere moltiplicato per il coefficiente di trasformazione per trasformarsi in quota A di pensione. In alternativa, puoi sommare i due montanti contributivi, della quota A e della quota B, per trovare il montante contributivo totale, che trasformerai in rendita utilizzando il coefficiente di trasformazione corrispondente all’età pensionabile. I coefficienti di trasformazione da utilizzare per chi si pensiona nel 2016 sono: 4,246% per chi ha 57 anni; 4,354% per chi ha 58 anni; 4,468% per chi ha 59 anni; 4,589% per chi ha 60 anni; 4,719% per chi ha 61 anni; 4,856% per chi ha 62 anni; 5,002% per chi ha 63 anni; 5,159% per chi ha 64 anni; 5,326% per chi ha 65 anni; 5,506% per chi ha 66 anni; 5,700% per chi ha 67 anni; 5,910% per chi ha 68 anni; 6,135% per chi ha 69 anni; 6,378% per chi ha 70 anni. Quando l’età, alla data del pensionamento, non corrisponde a “cifra tonda” (ad esempio, 57 anni e 6 mesi), devi aggiungere al coefficiente le relative frazioni di anno.

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