Se volete diventare più intelligenti lasciate perdere Mozart: Nicholas Spitzer, dell’University of California di San Diego, sostiene che l’effetto Mozart è un bidone, così come l’ascolto passivo della musica classica in generale. Il professore, in un articolo riportato su D di Repubblica, sostiene infatti che per essere più smart bisognerebbe, semmai, suonare uno strumento, meglio se a corda, meglio ancora leggendo lo spartito. In quel caso sì che il cervello trarrebbe un vantaggio. Sempre Spitzer sostiene che non sarebbe necessario essere dei mostri sacri, anche i dilettanti avrebbero degli effetti positivi sul cervello. Che dire di parole crociate e rebus? Servono a poco anche loro, a nulla in confronto a una bella camminata all’aria aperta. Proprio la luce del sole influirebbe sulla produzione di vitamina D su proteine che hanno a che fare con apprendimento e memoria. Ad esempio, Spritzer, che ha 70 anni suonati ma un cervello da ventenne, passa il tempo libero ad arrampicarsi sulle vette delle Sierra Nevada. Quindi di certo sa quello che dice. N.b. Tutto quello che avete letto sopra non significa che la cultura non serva, anzi, secondo Stefano Farioli Vecchioli, ricercatore all’Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del Cnr, sullo stesso articolo su D, dichiara che «I buoni romanzi fanno parte, come i buoni dischi, i buoni viaggi, le buone relazioni e la buona estrazione sociale ed economica, di quel benessere mentale e di quella tranquillità che ritardano l’invecchiamento». Ah, e anche l’alimentazione conta assai. Gli omega3, per esempio, sono fondamentali per ritardare l’invecchiamento, anche cerebrale. Non siete ancora convinti? Sappiate che tutte le abitudini sane che avete letto sopra contribuirebbero anche a ridurre del 60% il rischio di Alzheimer. Non male.
