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Suicidio o attentato? E intanto non si sa ancora di dov’erano i piloti…

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Le indagini – sia quelle delle autorità che quelle interne alla compagnia aerea – si tingono di giallo. Dalle registrazioni contenute nella scatola nera del velivolo è emerso che uno dei due piloti è rimasto chiuso fuori dalla cabina di comando. Dopo gli attentati del 2001, difatti, la porta di accesso alla cabina dei piloti si può aprire solo dall’interno. Nel caso del Germanwings il pilota che era nella cabina non rispondeva all’altro pilota che chiedeva di rientrare. E questo fa pensare che il pilota all’interno abbia avuto un malore o che deliberatamente non abbia aperto perché aveva deciso di far schiantare l’aereo. Ipotesi terribile, certo, ma da prendere in considerazione. Ma chi erano quei due piloti? E’ questa la riflessione avanzata da più parti, lasciando intendere parecchio. Del resto, scrive parte della stampa, di quel volo si è saputo tutto, anche chi non lo ha più preso, salvandosi. Ma dei piloti non è stato detto ancora nulla. Il quotidiano Libero si chiede: “Perché questo silenzio su di loro? Perché viene comunicato quante ore di volo avessero alle spalle e non che passaporto avessero?”.

(continua dopo la foto)


E il quotidiano diretto da Belpietro rilancia una riflessione di Toni Capuozzo, esperto di giornalismo d’inchiesta, oltre che di esteri. Su un post Facebook analizza i fatti. Primo: le indagini. “Pure in una situazione molto difficile, appaiono reticenti, se non semplicemente confuse”, scrive: “Basti pensare alla lista passeggeri, che comprende all’inizio tedeschi, spagnoli e turchi, e poi si complica con britannici, kazaki, iraniani, americani…”.

Secondo, i piloti: “So che le indagini stanno accertando profili e biografie di piloti, del personale che ha provveduto a controlli e riparazione, di chiunque sia salito a bordo. Il New York Times, mi pare, avanza l’potesi di un pilota barricato in cabina, che conduce l’aereo all’impatto finale. Tutto questo, comunque, non ha a che vedere con un guasto tecnico”.

Infine: “L’immagine che mi sono fatto è quella di un aereo in cui tutti sono privi di vita, o storditi. La memoria è riandata a quel teatro Dubroka, a Mosca, nel 2002, quando le forze speciali russe, per stanare i terroristi ceceni, misero nei condotti di aerazione del teatro un gas potente, che mi pare si chiamasse fentanyl, uccidendo terroristi e ostaggi. Tenete presente, però, che anche se i piloti fossero addormentati, il pilota automatico sarebbe in grado di continuare, almeno fino a esaurimento carburante. Al contrario: se fossero stati svegli e liberi di agire, l’aereo in discesa controllata è passato sopra tre aeroporti almeno…. Mesi fa siti jihadisti avevano divulgato le istruzioni per realizzare diversi aggressivi chimici da poter usare a bordo di aereomobili senza che fossero scoperti ai controlli prima dell’imbarco…”.
Disastro aereo, la (terribile) chiave del mistero: “Un pilota è rimasto fuori dalla cabina”


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