La parete della Beaconhouse National University, in Pakistan, è stata ricoperta di assorbenti. Su di loro delle scritte col pennarello nero invitavano maschi e femmine a superare il tabù sul ciclo mestruale, presente nel loro paese. “Questo sangue non è sporco”, “È una cosa così naturale!”, “Perché dovrei vergognarmene”. L’iniziativa è partita da sei studenti, che dopo aver appeso al muro i loro manifesti di protesta, si sono disposti vicino alla parete, con indosso l’abito tradizionale dipinto con macchie rosse e hanno spiegato ai ragazzi che non c’è nulla di malato e sbagliato nelle mestruazioni.
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https://t.co/447kUnkV7U lahore @BSSWorldwide shame on beconhouse lahore RT for this shameful act government t notice pic.twitter.com/k5FIuGxQol
— Shaziaafeef (@Mrsafeef74) 17 aprile 2016
Tra i promotori della protesta c’è anche Mahera Rahim, che su Facebook ha scritto: “Siamo abituati a nascondere gli assorbenti in sacchetti di carta non appena li acquistiamo, siamo abituati a parlarne a bassa voce, come se stessimo discutendo di qualche sporco segreto, quando in realtà è una cosa naturale. La nostra idea è quella di rompere questo tabù presente nella nostra società”.
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Breaking Taboos: Students of BNU Lahore cover a university wall with sanitary padshttps://t.co/9r7B7PRk8M pic.twitter.com/2R1YOFd2y7
— India Today (@IndiaToday) 11 aprile 2016
Un tabù che, dice Mahera, ha portato molte donne pakistane a contrarre malattie, “perché non adeguatamente informate sulle pratiche igieniche”. Da qui è nata la voglia di far qualcosa per impedire che le donne debbano continuare a chinare timide il capo mentre ascoltano commenti di scherno degli uomini per “qualcosa sul quale non hanno alcun controllo”. Mahera non si sente né un’estremista, né una rivoluzionaria per ciò che ha fatto, perché non crede sia una questione di pudore il senso di colpevole vergogna che le donne legano al ciclo: “Non sono una libertina senza vergogna, ma non credo che dovrei provare vergogna per questo”.
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