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“Ecco cosa potrebbe avere”. Vladimir Putin malato? Parla il medico italiano: “La rabbia è una conseguenza”

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Vladimir Putin è malato? La voce gira da tempo, ma al momento non ha trovato conferme. D’altra parte in un contesto di guerra come quello attuale la propaganda – da una parte all’altra del fronte in Ucraina – è all’ordine del giorno. Detto questo ricordiamo come pochi giorni fa il filosofo Aleksandr Dugin, considerato un ‘non allineato vicino al presidente della Russia’, ha smentito categoricamente che il leader che ha deciso di invadere l’Ucraina stesse male. Anzi: “È super solare” queste le sue parole…

Il punto di vista di Dugin, come ha ricordato lo stesso Mascheroni che lo ha intervistato per il Giornale, “non è esente da parzialità e propaganda”. Ma può aiutare a comprendere meglio il contesto, guardandolo non con gli occhi di noi occidentali, ma con quelli di chi sta dall’altra parte della barricata. Una prospettiva diversa che possa consentire giudizi più lucidi rispetto alle decisioni che vengono prese sul campo di battaglia da chi vuole solo ed esclusivamente annientare il ‘nemico’.

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In ogni caso, mentre le trattative sul piano diplomatico proseguono con il coinvolgimento di altri attori sullo scacchiere come Cina, Israele e Stati Uniti, torniamo a parlare di questa presunta malattia. Secondo quanto riportato da AdnKronos Vladimir Putin potrebbe essere affetto da “rabbia da steroidi”. Sentite a riguardo cosa dice l’immunologo Mauro Minelli: “La ‘rabbia da steroidi’ non è un’invenzione in quanto rientra tra gli effetti di lungo corso di terapie cortisoniche. E può manifestarsi con comportamenti aggressivi progressivamente montanti fino a sfociare nell’ostilità, nella violenza verso sé stessi e verso altri”.

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Putin, il culto del fisico e l’ipotesi steroidi

L’esperto aggiunge: “Per supporre nel caso di Putin l’assunzione di steroidi, potrebbe non essere necessario pensare ad un tumore. Basterebbe osservare bicipiti e pettorali plasticamente esibiti dal 69enne presidente russo per immaginare, magari, il ricorso a presidi steroidei pure loro capaci di avere effetti tutt’altro che irrilevanti non soltanto sulle masse muscolari”.

“Ritengo – conclude l’immunologo – che quello della ‘cattiveria’ nei pazienti complessi, pur non trovando pubblicazioni scientifiche su questo argomento, sia un tema fortemente interdisciplinare che merita la massima attenzione anche sul versante clinico”. “Certamente – dice ancora Minelli – la rabbia o l’aggressività non sono tratti comportamentali estranei ai pazienti con cronicità severe di tipo immunologico, neurologico oppure oncologico. Si tratta però di temi che, differentemente da quel che può accadere per la depressione o per l’ansia, molto raramente vengono affrontati in medicina. Per quanto siano essi stessi in grado di ostacolare gli effetti benefici della cura ed influire negativamente sul benessere del paziente”.

di Cristina La Bella

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