C’è qualcosa che non torna nella morte di Irina Izmestieva, la moglie di un ex senatore russo in carcere dal 2010, acerrimo nemico di Putin. Il suo decesso, improvviso, sta diventando pian piano un giallo. A riportare la notizia è il Daily Mail che spiega che la donna si era attivata con la Corte europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo per aiutare il marito Igor. L’umorismo infatti è detenuto in una delle prigioni più dure della Russia, la White Swan, dove sono rinchiusi i serial killer più temuti del Paese.
La donna combatteva per il marito da Londra, non se la sentiva di rientrare a Mosca dopo quello che era successo a Igor e probabilmente si sentiva minacciata in qualche modo. Il cadavere di Irina Izmestieva è stato scoperto cinque giorni fa dalla polizia che, allertata da un’amica, si è introdotta da una finestra del seminterrato e l’ha trovata senza vita sul divano dell’abitazione dove viveva con le figlie.
Evgeny Chichvarkin, attivista russo scriverà poco dopo: “Spero vivamente che i servizi speciali indagheranno sulla morte di Irina Izmestieva in maniera seria e appropriata e chissà forse, un giorno, scopriremo cosa è accaduto veramente”. Ora, tuttavia, secondo un avvocato di Londra, “l’appello a Strasburgo sarà messo facilmente da parte”. Naturalmente, non è il solo Chichvarkin a sentire puzza di bruciato in questa agghiacciante vicenda.
C’è infatti chi pensa, neanche troppo velatamente, che dietro la morte di Irina ci sia Mosca in qualche modo. Il Cremlino infatti stava vivendo con molto imbarazzo il probabile fatto di essere trascinato in tribunale dalla famiglia di Igor Izmestiev. Secondo la stampa russa, Irina Izmestieva è morta di Covid ma per gli amici la verità è un’altra visto che la donna aveva eseguito un test che era risultato negativo e stava prendendo uno sciroppo per la tosse.
Friends of Irina Izmestieva, 52, have called for MI5 to investigate after her body was discovered on a sofa amid fears she was poisoned.
— Смерть неизбѣжна (@death_is_invtbl) November 18, 2021
Come è noto, solo negli ultimi anni sono state tante molteplici le morte russe sul suolo britannico: oltre a Irina Izmestieva nel 2021, nel 2006 Alexander Litvinenko era stato avvelenato con il polonio dall’FSB; nel 2012 nel corpo di Alexander Perepilichnyy, banchiere che si trovava in esilio nel Surrey, erano state trovate tracce di una tossina rara che provoca l’arresto cardiaco.