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Grossman: “Israele non sa parlare una lingua di pace”

Il nemico è nemico perché vede le cose completamente diverse rispetto a come le vediamo noi”, solo la pace consente di “leggere il testo della realtà anche attraverso i suoi occhi, dal suo punto di vista“. Lo spiegava qualche giorno fa David Grossman, ospite della serata di chiusura del Caffeina Festival a Viterbo, parlando della sua patria. “Siamo enormemente forti sotto il profilo militare, eppure Israele si considera, si vede e si comporta come vittima della propria ansia. Ansie molto vere, ma anche immaginarie, echi dei nostri traumi passat. Siamo ancora vittime di timori, di incubi, degli errori dei nostri nemici. Non ci permettiamo di prendere in mano il nostro destino come dovremmo fare”. “Un esercito da solo – sottolineava lo scrittore – non può essere la principale forma di dialogo con i nostri nemici e con i nostri vicini. È una delle due componenti: l’altra componente è la pace. Quando non hai la pace, ogni momento della situazione non fa che creare più odio, più brutalità“. “Solo quando avremo la pace la situazione comincerà a generare i propri agenti di curiosità nei confronti dell’altro, generosità nei confronti dell’altro, simpatia verso l’altro. È possibile questo, è possibile. Ora non ce li abbiamo, questi agenti. E non ci ricordiamo neanche – concludeva Grossman – che cosa significa parlare una lingua di pace


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