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Caso Regeni, un arresto. Ma la notizia è uno choc per la famiglia del ricercatore ucciso in Egitto. Ecco chi è finito in cella

 

Un’epopea senza fine, costellata di colpi di scena e dolore, di verità nascoste e incredibili dichiarazioni che fanno male ai familiari di Giulio Regeni, ma offendono tutti noi profondamente. Adesso un nuovo scioccante episodio, riportato dal quotidiano Huffington Post,  va a nutrire il caso del ricercatore italiano trovato morto il 3 febbraio scorso nei pressi del Cairo. È stato arrestato  in Egitto il dott. Ahmed Abdallah, presidente del consiglio d’amministrazione della Commissione egiziana per i diritti e le libertà (Ecrf), Ong che sta offrendo attività di consulenza ai legali della famiglia Regeni che si dicono “angosciati” per l’accaduto.

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L’uomo, di 36 anni, è stato prelevato il 24 aprile nella sua abitazione dalle forze di sicurezza. Amnesty International in una nota (vedi sotto) ha sollevato il problema riguardante le centinaia di “desaparecidos” egiziani.  E alla luce del comunicato dell’Organizzazione la famiglia Regeni ha espresso “preoccupazione per la recente ondata di arresti in Egitto ai danni di attivisti per i diritti umani, avvocati e giornalisti anche direttamente coinvolti nella ricerca della verità circa il sequestro, le torture e l’uccisione di Giulio”.

Il comunicato di Amnesty International: “Consulente accusato di promozione del terrorismo”

Almeno 238 persone, tra cui attivisti e giornalisti locali e stranieri, sono state arrestate in varie città dell’Egitto il 25 aprile, giorno in cui si celebra il ritiro nel 1982 di Israele dalla penisola del Sinai. Il massiccio spiegamento di forze e mezzi di sicurezza ha di fatto impedito lo svolgimento delle manifestazioni pacifiche indette per protestare contro la cessione di due isole del mar Rosso all’Arabia Saudita, una decisione che secondo molti gruppi della società civile egiziana è stata presa in modo incostituzionale e privo di trasparenza. Almeno altre 90 persone erano state arrestate tra il 21 e il 24 aprile. Gli arrestati dovranno rispondere di varie accuse, tra cui reati contro la sicurezza nazionale e violazioni della legge antiterrorismo e della legge sulle proteste.

Tra le persone arrestate figurano la nota attivista Sanaa Seif, l’avvocato Malek Adly e Ahmed Abdullah, presidente della Commissione egiziana per i diritti e le libertà, l’organizzazione non governativa per i diritti umani che sta offrendo attività di consulenza ai legali della famiglia di Giulio Regeni. Ahmed Abdullah è stato prelevato nella sua abitazione nella notte tra il 24 e il 25 aprile dalle Forze speciali. È accusato di istigazione alla violenza per rovesciare il governo, adesione a un gruppo “terroristico” e promozione del “terrorismo”.

Il 22 aprile era stato arrestato Haytham Mohammedein, avvocato e portavoce del Movimento rivoluzionario socialista. È stato tenuto bendato durante gli interrogatori e portato dopo più di 24 ore di fronte a un giudice, che ne ha convalidato la detenzione per altri 15 giorni con le accuse di “adesione al gruppo fuorilegge della Fratellanza musulmana”, “tentativo di rovesciare il governo” e “convocazione di proteste contro la ridefinizione della frontiera marittima del paese”.

Amnesty International ha sollecitato le autorità egiziane a rispettare il diritto di manifestazione pacifica e la libertà di espressione e a rilasciare tutte le persone arrestate per aver manifestato in forma pacifica.

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Caso Regeni, dichiarazioni choc della giornalista egiziana. Ingiurie e offese nei confronti del ricercatore ucciso… uno sfogo insensato

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