Da settimane Selvaggia Lucarelli ha scelto di esporsi in maniera decisa su uno dei casi più controversi della cronaca giudiziaria italiana: l’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco. La giornalista e opinionista ha puntato il dito non tanto contro gli utenti dei social, ma contro il mondo dell’informazione. Al centro delle sue critiche c’è un’accusa molto chiara: i media, secondo lei, starebbero alimentando un clima tossico, gettando ombre su persone che non risultano neppure indagate e spingendosi in ricostruzioni fantasiose. “Attendo che tenti di togliersi la vita una delle persone su cui tutti i giorni leggo insinuazioni schifose”, ha scritto su X (ex Twitter), denunciando un accanimento mediatico fatto di titoli, accuse infondate e narrazioni manipolate.
Secondo Lucarelli, si starebbe ripetendo un copione già visto, ma con toni ancora più esasperati: “In confronto a ciò che sta accadendo ora, il circo intorno a Rosa e Olindo è un esercizio di sobrietà”, ha dichiarato ospite del programma Accordi e Disaccordi sul Nove. In quell’occasione ha preso apertamente le distanze da chi alimenta “una pista al giorno”, definendo questo atteggiamento “fumo negli occhi” per l’opinione pubblica. La sua è una condanna netta alla disinformazione, soprattutto quando viene veicolata da figure giornalistiche con grande visibilità. “Non pretendo che Farfallina89 abbia gli strumenti per comprendere tutto quello che sta succedendo”, ha detto, sottolineando però come il compito di informare in modo chiaro e corretto spetti ai giornalisti.
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“La vera pista è questa”. Garlasco, Selvaggia Lucarelli lo dice in tv: parole molto chiare
Uno dei bersagli più diretti dei suoi interventi è stato Massimo Giletti, accusato di aver diffuso informazioni imprecise in prima serata, quando ospite da Bruno Vespa a Porta a Porta ha affermato che Stasi avrebbe ricevuto una pena lieve perché i giudici non erano convinti della sua colpevolezza. “Ha preso 24 anni, ridotti a 16 solo per via del rito abbreviato”, ha ribadito Lucarelli, smontando la tesi con un richiamo al codice di procedura penale. Allo stesso modo ha contestato il modo in cui alcuni organi di stampa hanno trattato il tema dell’impronta di Andrea Sempio: “Non era insanguinata, era solo evidenziata da un reagente che la colora”, ha precisato, lamentando come per giorni si sia parlato erroneamente di una “firma del delitto”.

Anche le istituzioni sono finite nel suo mirino. Nei giorni scorsi, infatti, il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha espresso pubblicamente dubbi sull’iter processuale che ha portato alla condanna di Alberto Stasi. In un intervento ha definito “anomala” una condanna sopraggiunta dopo due assoluzioni, sottolineando come ciò vada contro il principio del “ragionevole dubbio”. Una dichiarazione che ha fatto infuriare Lucarelli: “Trovo irrazionale che un ministro si esprima su un iter giudiziario che evidentemente non conosce”, ha replicato. La giornalista ha ricordato come il processo sia stato rifatto con un nuovo appello e nuovi elementi, conclusosi con la condanna definitiva. “Il fatto che sia mal informato anche il Ministro della Giustizia su questo caso mi fa tremare”, ha chiosato.

Dietro il suo sfogo non c’è solo una presa di posizione personale, ma anche un grido d’allarme sull’intero sistema informativo. La Lucarelli, con il suo consueto stile tagliente, denuncia la trasformazione di casi complessi in spettacoli da talk show, dove ogni teoria vale l’altra e la verità rischia di perdersi dietro l’ennesimo colpo di scena. Il caso Garlasco, a distanza di anni dalla condanna definitiva, continua a dividere l’opinione pubblica e ora anche a mettere in discussione il ruolo e le responsabilità di chi racconta la giustizia al grande pubblico.


