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Ustica, una straordinaria scoperta. Il villaggio preistorico presente sull’isola racchiude un segreto millenario. Stenterete a crederci, ma è tutto vero…

Ustica torna a far parlare di sé, e stavolta non è per la storica e drammatica strage, ma per le sue meraviglie. Nella zona più settentrionale dell’isola, al largo delle coste palermitane, sorge uno dei siti preistorici meglio conservati dell’area mediterranea: il ‘Villaggio dei Faraglioni’. Un insediamento risalente alla media età del Bronzo, ovvero a circa 3400 anni fa, in una zona non proprio ideale dal punto di vista climatico o difensivo. La zona settentrionale infatti è quella più battuta dai venti e da tempeste marine e anche a livello difensivo non doveva essere così riparata: si trova sì su un’alta falesia, ma senza possibilità di vista a Sud, da dove potevano venire gli attacchi, tanto che per questo venne costruito un muraglione con contrafforti alti.

Ma allora perché venne scelto proprio questo lembo di terra per costruire il Villaggio dei Faraglioni? A suggerirlo è oggi uno studio pubblicato su Mediterranean Archeology and Archaeometry da Franco Foresta Martin, direttore del Laboratorio Museo di Scienze della Terra di Ustica e Giulio Magli, unico titolare in Italia di una cattedra di archeoastronomia, al Politecnico di Milano. E la risposta è straordinaria. La riporta ‘La Repubblica’.

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La risposta va cercata, forse, nella peculiare posizione del villaggio, che funzionava come una sorta di calendario astronomico. “Tutto è nato durante un congresso di archeoastronomia, organizzato proprio qui ad Ustica”, racconta Foresta Martin: “e dalla curiosità, anche come usticese di nascita, di continuare a guardare con occhi nuovi cose già viste”. Così, spiega il direttore, ci si è chiesti se anche il villaggio dei Faraglioni, come altri siti preistorici fosse stato costruito onorando il culto del cielo, prestando attenzione cioè a stelle e costellazioni.

Per scoprirlo, i ricercatori hanno effettuato una serie di rilievi topografici e utilizzato dei software in grado di riprodurre le costellazioni al tempo della costruzione del villaggio, nel tentativo di capire se muri o strade fossero stati concepiti in allineamento con gli oggetti celesti.  “Quando però siamo andati ad analizzare i dati ci siamo accorti che di allineamenti sul terreno ve ne erano pochissimi”, spiega Foresta Martin: “l’unico che abbiamo trovato era l’allineamento della strada principale con la stella Rigel Kentaurus, qualcosa di simile a quanto già osservato in precedenza per altri villaggi preistorici”. L’aspetto più sorprendente non riguardava l’allineamento delle costruzioni umane, quanto piuttosto l’armonia tra la posizione del villaggio e della nostra stella in prossimità del solstizio d’inverno: “In prossimità del solstizio d’inverno infatti il sole culmina e tramonta allineandosi con alcuni dei picchi naturali dell’isola, come se il paesaggio stesso funzionasse da calendario astronomico”, spiega Foresta Martin.

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Trascorrendo la notte che precede il solstizio e il giorno stesso sull’isola, il direttore del laboratorio usticese ha osservato in prima persona il tragitto del Sole: “Esiste un allineamento straordinario della nostra stella con i tre picchi principali dell’isola visti dalla prospettiva del villaggio: quando il sole sorge si allinea con il picco della Falconiera, culmina sul Monte Guardia dei Turchi e tramonta sul monte Costa del Fallo”. Un abbraccio intero del sole con la terraferma dell’isola, non privo di significati simbolici oltre che pratici, continua Foresta Martin: “In prossimità del solstizio invernale il sole abbraccia la terra come a benedire l’ingresso nel periodo in cui le giornate cominciano nuovamente ad allungarsi, c’è il ritorno alla luce e al calore, alla stagione delle semine, alla cura degli animali da cortile e quindi alla speranza di cibo abbondante”. Un calendario astronomico perfetto in un tempo in cui non esistevano altri sistemi per scandire il tempo se non le stelle.

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