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“Sono il sindaco di un paese che non c’è più, sento i miei cittadini urlare sotto le macerie”. Parole, strozzate dalle lacrime ma anche piene di rabbia del primo cittadino di Amatrice, devastata dal terremoto di stanotte. Il video dell’intervista

Uno dei primi a fare delle dichiarazioni pubbliche in questa brutta e interminabile notte a cavallo tra il 23 e 24 agosto è stato uno dei protagonisti di questo terribile cataclisma: il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi, che in diretta a SkyTg24 prima, e a tutti gli altri dopo, non ha trattenuto le lacrime e ha chiesto aiuto. “Servono vigili del fuoco, abbiamo una sola unità: abbiamo gente sotto le macerie. La sede comunale non c’è più: abbiamo operativa solo una unità dei pompieri di Rieti.”

“Io ho gente di cui si sentono le urla da sotto le macerie: qualcuno è uscito da solo, ma servono i vigili del fuoco. La popolazione è sfollata al campo sportivo. Abbiamo il modulo prefabbricato per il pronto intervento. Ora c’è l’alba, ma la corrente elettrica non abbiamo luce. Siamo nel dramma: qui ci sono 69 frazioni e un ponte è crollato. Siamo pieni di romani e villeggianti, la città è al completo. Quello che sentite in sottofondo sono le urla della gente. Qua sotto ho amici e parenti, aiuto”. Poi la telefonata si blocca per far riprendere un po’ d’aria al sindaco emotivamente devastato e in lacrime.

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“Sul corso di Amatrice ha retto solo il campanile, spero sia un segno di buon auspicio”. Lo dice all’Adnkronos il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, che riferisce lo stato della città dopo il terremoto di questa notte. Gli edifici più vecchi nel centro storico sono crollati praticamente tutti, ma fra le macerie si erge ancora l’antico campanile della Torre Civica, risalente al XIII secolo, simbolo di Amatrice. “Spero che significhi che la città non sia destinata a morire ma che potrà risollevarsi e rinascere” conclude Pirozzi.

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Intanto si sta svolgendo un sopralluogo alla diga di Borgo San Pietro, sul lago del Salto. Palazzo Chigi fa sapere che sono attivi i seguenti numeri: 840840 del contact center della Protezione civile; 803555 della Sala operativa della Protezione civile Lazio. Nel paese dell’epicentro, il sindaco di Accumoli, Petrucci, in diretta radiofonica a RadioRadio con la voce piangente e rabbiosa: “La situazione qui è drammatica, non riusciamo ad estrarre la gente dalle macerie. Qui i morti ci sono di sicuro. Stiamo coi trattori agricoli a operare, non riesce ad arrivare nessuno. Abbiamo allertato tutte le autorità. A tre ore dalla prima scossa, sono le 6.16 e qui di vigili del fuoco non ne ho visto nessuno. In Italia non si può continuare così.”

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“Abbiamo una famiglia di quattro persone che sono sotto le macerie e non rispondono – continua il sindaco- un morto ad Illica, ho 17 frazioni e i cellulari non coprono tutte le frazioni. Poi se la prenderanno con me che sono il sindaco, ma questa storia non finisce qui”. Dolore e rabbia che sono sacrosante e giuste, soprattutto da parte di un sindaco che vede seppelliti vivi e non i propri concittadini.

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