Eugenio Montale (Genova, 1896 – Milano, 1981) è stato un poeta, giornalista, critico musicale e scrittore italiano, premio Nobel per la letteratura nel 1975. La poesia Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale fa parte della raccolta poetica Satura pubblicata nel 1971 dalla casa editrice Arnoldo Mondadori Editore, che contiene due sezioni dedicate alla moglie Drusilla Tanzi, morta nel 1963. Questa poesia è un tenero dialogo del poeta con la moglie defunta della quale traccia un ritratto dolcissimo, immerso nella quotidianità della loro vita di coppia, del loro percorso esistenziale condiviso, nel quale si sono sostenuti a vicenda. Il poeta lamenta la sua solitudine, ora che la moglie non c’è più, e ammette che la miopia di cui era afflitta la moglie non le impediva di essere la guida tra i due, grazie al buon senso e alla saggezza che la contraddistinguevano e alla sua capacità di cogliere il significato dell’esistenza aldilà delle apparenze. Attraverso la metafora del viaggio, Montale ribadisce la propria concezione dell’esistenza: la realtà non è quella che si vede con gli occhi e si percepisce con i sensi, fatta di impegni e casualità (coincidenze e prenotazioni), insidie e delusioni (trappole e scorni), ma è qualcosa che va al di là delle apparenze e resta misterioso per l’uomo. Eugenio Montale morì a Milano la sera del 12 settembre 1981, un mese prima di compiere 85 anni. I funerali di Stato furono celebrati due giorni dopo nel Duomo di Milano e venne sepolto accanto all’amata moglie Drusilla.
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
di Eugenio Montale
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.