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Quella che voi chiamate libertà è la più resistente di queste catene

Khalil Gibran (Bsharri, 6 dicembre 1883 – New York, 10 aprile 1931) è stato un poeta, pittore e filosofo libanese. Libanese di religione cristiano-maronita emigrò negli Stati Uniti; le sue opere si diffusero ben oltre il suo paese d’origine: fu tra i fondatori dell’Associazione della Pennapunto d’incontro dei letterati arabi emigrati in America. La sua poesia venne tradotta in oltre 20 lingue, e divenne un mito per i giovani che considerarono le sue opere come breviari mistici. Gibran ha cercato di unire nelle sue opere la civiltà occidentale e quella orientale.

E un oratore disse:
“Parlaci della Libertà”.
E lui rispose:
Alle porte della città e presso il focolare
vi ho veduto, prostrati,
adorare la vostra libertà,
così come gli schiavi si umiliano in lodi
davanti al tiranno che li uccide.
Sì, al bosco sacro e all’ombra della rocca
ho visto che per il più libero di voi
la libertà non era che schiavitù e oppressione.
E in me il cuore ha sanguinato,
poiché sarete liberi solo quando
lo stesso desiderio di ricercare la libertà
sarà una pratica per voi
e finirete di chiamarla
un fine  e un compimento.
In verità sarete liberi
quando i vostri giorni
non saranno privi di pena
e le vostre notti di angoscia e di esigenze.
Quando di queste cose
sarà circonfusa la vostra vita,
allora vi leverete al di sopra di esse,
nudi e senza vincoli.
Ma come potrete elevarvi
oltre i giorni e le notti
se non spezzando le catene
che all’alba della vostra conoscenza
hanno imprigionato l’ora del meriggio?
Quella che voi chiamate libertà
è la più resistente di queste catene,
benché i suoi anelli vi abbaglino
scintillando al sole.
E cos’è mai se non parte di voi stessi
ciò che vorreste respingere per essere liberi?
L’ingiusta legge che vorreste abolire
è la stessa che la vostra mano
vi ha scritto sulla fronte.
Non potete cancellarla bruciando i libri di diritto
né lavando la fronte dei vostrigiudici,
neppure riversandovi sopra le onde del mare.
Se è un despota colui che volete detronizzare,
badate prima che il trono eretto dentro di voi
sia già stato distrutto.
Poiché come può un tiranno
governare uomini liberi e fieri,
se non per una tirannia
e un difetto della loro stessa libertà
e del loro orgoglio?
E se volete allontanare un affanno,
ricordate che questo affanno
non vi è stato imposto,
ma voi l’avete scelto.
E se volete dissipare un timore,
cercatelo in voi e non nella mano di chi
questo timore v’incute.
In verità, ciò che anelate e temete,
che vi ripugna e vi blandisce,
ciò che perseguite e ciò che vorreste sfuggire,
ognuna di queste cose muove nel vostro essere
in un costante e incompiuto abbraccio.
Come luci e ombre unite in una stretta,
ogni cosa si agita in voi
e quando un’ombra svanisce,
la luce che indugia diventa ombra
per un’altra luce.
E così quando la vostra libertà
getta le catene,
diventa essa stessa la catena
di una libertà più grande.



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