In libreria c’è Il cecchino paziente, il nuovo attesissimo romanzo di Arturo Pérez-Reverte. Edito da Rizzoli, è stato tradotto da Bruno Arpaia.
È la storia di Alejandra Varela, detta Lex, specialista in arte urbana, alla quale piacciono le donne, e non ne fa mistero. Quando perde la compagna, Lita, non le resta che il lavoro. Un incarico editoriale la mette sulle tracce di Sniper, uno dei writer più famosi al mondo, un ribelle apparentemente indomabile, protagonista di interventi ben oltre i limiti della legalità, con conseguenze in qualche caso fatali per i giovani che chiama all’azione. Quasi nessuno ne ha mai visto il volto, nessuno conosce la sua vera identità. Un artista? Lui dice di non esserlo, ripete che i suoi pezzi sono guerriglia urbana. Eppure, se qualcuno lo convincesse a esporre le sue opere e a farne un libro, sarebbero in molti ad arricchirsi. Così Lex lo insegue da Madrid a Lisbona, da Verona a Napoli, immergendosi sempre più nel mondo dei graffitari, nei loro codici e nei loro valori. Anche qualcun altro, però, sta cercando Sniper, con tutt’altre intenzioni. E pedina Lex per arrivare fino a lui. Quello che allora si scatena è un appassionante duello di intelligenze, un gioco di specchi tra cacciatori e prede, tra schermitori che cercano il fianco debole dell’avversario. E poi colpiscono. Sempre. Perché «il Fato è un cacciatore paziente» che non perdona. Mai.
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