Ha fatto discutere e non poco l’uscita su Netflix della docuserie ‘Il Caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio’. Intervengono anche i protagonisti della vicenda, Massimo Bossetti, su tutti. L’operaio 53enne è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio della 13enne scomparsa il 26 novembre 2010 e ritrovata assassinata il 26 febbraio 2011. “Mi ha fatto molto emozionare. Descrivere l’angoscia che ho provato nel vederlo è quasi impossibile, il cuore ora come allora mi scoppia dentro”, ha scritto in una lettera inviata al programma Iceberg di Telelombardia.
Sulla serie sono intervenuti diversi personaggi, da Roberta Bruzzone a Selvaggia Lucarelli, e anche l’avvocato dei genitori della piccola Yara, Andrea Pezzotta, l’ha commentata. “Non aggiunge nulla di nuovo rispetto alle solite cose che dice la difesa ed è stata creata con un taglio innocentista. Alla luce di questo, siamo ben contenti di non averne preso parte”, ha dichiarato il legale. E ora dice la sua anche Fabrizio Corona.
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Fabrizio Corona attacca Massimo Bossetti e la docuserie Yara
L’ex re dei paparazzi ha trovato interessante la docuserie, ma ha criticato Massimo Bossetti per i suoi atteggiamenti (“convinto di essere una star, protagonista della sua serie si comporta da artista e personaggio”) e la piattaforma americana per l’utilizzo degli audio dei genitori di Yara. Sempre nel podcast MondoCash, Corona aggiunge che l’operaio sarebbe stato pagato bene per raccontare la sua storia.
“Certo che lui è stato pagato!”, dice Fabrizio Corona per parlare poi di cifre precise. “Quanto? Netflix può pagare 50mila euro uno come Massimo Bossetti. Poco? Ma lui era un muratore che faceva due lavori. Se guardate la serie, se conoscete la storia, mentiva alla moglie quando andava nel centro estetico, perché non voleva dire alla moglie che buttava 6 euro a settimana per farsi la lampada. 50mila euro per una persona così è una grossa cifra”.
Un caso che nasconde ancora oggi molti retroscena irrisolti.
— Netflix Italia (@NetflixIT) July 16, 2024
Il caso Yara, la nuova docuserie su Yara Gambirasio.
Ora disponibile su Netflix. pic.twitter.com/tRpeLMBCN9
È invece stato “sciacallaggio e strumentalizzazione del dolore vergognosi”, sempre per Corona, diffondere nella serie gli audio e i messaggi privati che i genitori di Yara lasciavano nella segreteria telefonica della figlia dopo la scomparsa: “Hanno messo davanti a milioni di persone le loro immagini, il loro dolore, il loro dramma”, ha aggiunto ricordando come la coppia abbia sempre evitato interviste e telecamere dopo la tragedia.