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“Quando mi hanno assalito…”. Kikò Nalli, il racconto choc della violenta aggressione subita

Si torna a parlare dell’aggressione di Kikò Nalli mentre tornava a casa dalla macelleria. A colpirlo sarebbero stati alcuni passanti, che prima hanno commentato negativamente e insultato l’ex gieffino mentre firmava autografi e poi, da dietro, lo avrebbero colpito con un tirapugni. Nello studio di “Domenica Live” Nalli racconta di aver prima inseguito a piedi i ragazzi, fuggiti però in scooter, poi di averli cercati per oltre un’ora: “Li ho cercati in auto”, spiega Kikò. Alle preoccupazioni della padrona di casa Barbara D’Urso, che spiega che “alla violenza non si risponde con la violenza”.

Nalli però precisa: “Volevo solo parlare con loro, magari da padre, visto che ho dei figli”. Infine aggiunge alcuni dettagli sulla sua vita, spiegando come possa apparire più semplice di ciò che è: dalla sveglia alle 6 all’impegno per i figli: “Magari avrei potuto portarli con me al lavoro qualche giorno”, conclude Nalli. “Era un pomeriggio normalissimo, stavo andando dal macellaio a prendere, come sempre, le cotolette per i miei figli, che le adorano. Non c’era parcheggio proprio davanti al negozio quindi ho lasciato l’auto in sosta a circa cinquecento metri di distanza. Continua a leggere dopo la foto


Sono andato a comprare la carne e, mentre tornavo verso la macchina, sono stato chiamato da due ragazzine che urlavano: ‘Tu sei Kikò del Grande Fratello?!’. Mi sono fermato e abbiamo fatto una foto”. Nemmeno il tempo di godersi questa piacevole sosta con le due giovani fan, che l’ex marito di Tina Cipollari, si è trovato a sperimentare la faccia meno piacevole della notorietà. Continua a leggere dopo la foto

“Già mentre facevo la foto con queste due ragazze sentivo urlare, poi ho ripreso a camminare verso la macchina e sentivo che le urla continuavano: erano due ragazzi in motorino, con il casco, quindi i loro insulti rimbombavano. Ce l’avevano con me, con mia madre, con il Grande Fratello e anche con te, Barbara D’Urso”. Kikò, ha provato ad andare avanti per la sua strada, senza dare troppo peso a quegli insulti sconnessi, ma il peggio doveva ancora venire. Continua a leggere dopo la foto

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“Quando sono arrivato all’auto, con questi due ragazzi sul motorino ancora alle calcagna, gli ho risposto. Ho detto: “Cosa urlate? Fermatevi e venite a parlare”. Erano in due: uno alla guida e uno dietro e, a quel punto, quello dietro mi ha colpito alla testa”. Il resto è storia.

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