A ‘Vite al limite’, il programma in onda su Realtime con protagonista il dottor Younan Nowzaradan, la maggior parte dei pazienti affetti da grave obesità riescono a ottenere risultati positivi. E dunque una significativa quantità di peso grazie anche all’intervento chirurgico gastrico per facilitare il processo. Ma non tutti gli episodi dello show che negli Usa si chiama ‘My 600lb life’ si concludono con un lieto fine.
Tra le storie più drammatiche raccontate a ‘Vite al limite’ quella di Jeanne Covey, 39 anni e un peso di circa 319 kg quando nel corso della settima stagione entrò nella clinica di Houston per farsi seguire dal dottor Nowzaradan. Aveva iniziato ad abbuffarsi da bambina anche per via degli abusi sessuali subiti, ha raccontato.
A quasi 40 anni Jeanne Covey viveva ancora con i suoi genitori, dipendendo completamente da loro visto che il suo peso non le permetteva neanche i movimenti più basilari. E a ‘Vite al limite’ ci è arrivata convinta di cambiare vita ma durante le riprese la madre inizia ad avere problemi di salute, mentre suo padre muore nel sonno proprio mentre lei e sua madre erano in ospedale.
Episodio, quest’ultimo, che la devasta al punto di scegliere di abbandonare il percorso di dimagrimento per cui si era rivolta al dottor Nowzaradan. Alla fine dell’episodio a lei dedicato Jeanne ha perso solo 23 kg ma a vedere le sue ultime foto social ha continuato a dimagrire in autonomia. Ad agosto scorso ha scritto in un commento di essere scesa a 174 kg.
Ma non ha comunque dimenticato la sua esperienza negativa a ‘Vite al limite’ e, come altri pazienti, ha citato in giudizio il programma. Il motivo? Jeanne Covey ha dichiarato che lo show l’avrebbe costretta a continuare a filmare anche dopo la morte di suo padre e anche che le aveva promesso di pagare le spese mediche di sua madre ma poi avrebbe addossato i costi a lei, che non poteva permetterselo. La produzione ha però ribattuto di non aver mai preso accordi di questo genere.