Vai al contenuto
Questo sito contribuisce alla audience di

Gabriel García Márquez, le sue più belle frasi sull’amore

Nel corso degli anni entrambi arrivarono, seguendo vie diverse, alla conclusione saggia che non era possibile vivere altrimenti, né amarsi altrimenti: nulla a questo mondo era più difficile dell’amore (L’amore ai tempi del colera)

Gli disse che l’amore era un sentimento contro natura, che dannava due sconosciuti a una dipendenza meschina e insalubre, tanto più effimera, quanto più intensa (Dell’amore e di altri demoni)

La memoria del cuore elimina i brutti ricordi e magnifica quelli belli, e grazie a tale artificio riusciamo a tollerare il passato (L’amore ai tempi del colera)

Lei gli domandò in quei giorni se era vero, come dicevano le canzoni, che l’amore poteva tutto. “È vero – le rispose lui – ma farai bene a non crederci” (Dell’amore e di altri demoni)

Avevano appena festeggiato le nozze d’oro e non sapevano passare neppure un istante l’una senza l’altro, o senza pensare l’una all’altro, e più rincrudiva la vecchiaia meno lo sapevano. Né lui né lei potevano dire se questa servitù reciproca si fondasse sull’amore o sulla comodità, ma non se l’erano mai domandato con la mano sul cuore, perché entrambi preferivano da sempre ignorare la risposta (L’amore ai tempi del colera)

E presi coscienza che la forza invincibile che ha spinto il mondo non sono gli amori felici bensì quelli contrastati (Memoria delle mie puttane tristi)

Si può essere innamorati di diverse persone per volta, e di tutte con lo stesso dolore, senza tradirne nessuna, il cuore ha più stanze di un bordello (L’amore ai tempi del colera)

Era inevitabile: l’odore delle mandorle amare gli ricordava sempre il destino degli amori contrastati (L’amore ai tempi del colera)

L’autista mi avvertì: “Attenzione, professore, in quella casa ammazzano”. Gli risposi: “Se è per amore non importa” (Memoria delle mie puttane tristi)

Non piangere perché una cosa è finita: sorridi perché è accaduta…

(continua dopo la foto)

 


Gabriel García Márquez nasce il 6 marzo 1927 ad Aracataca, piccolo villaggio fluviale della Colombia. Figlio di Gabriel Eligio García, di professione telegrafista, e di Luisa Santiaga Márquez Iguarán, viene cresciuto nella città caraibica di Santa Marta (a circa 80 chilometri dal suo paese natale), allevato dai nonni (il colonnello Nicolás Márquez e la moglie Tranquilina Iguarán). Dopo la morte del nonno (1936) si trasferisce a Barranquilla dove inizia gli studi. Frequenta il Colegio San José e il Colegio Liceo de Zipaquirá, dove si diploma nel 1946. Nel 1947 inizia i suoi studi all’Universidad Nacional de Colombia di Bogotà; frequenta la facoltà di giurisprudenza e scienze politiche, e nello stesso anno pubblica il suo primo racconto “La tercera resignacion” sulla rivista “El Espectator”. Presto abbandona lo studio di quelle materie che non lo affascinano. In seguito alla chiusura dell’Università Nazionale, nel 1948 si trasferisce a Cartagena dove inizia a lavorare come giornalista per “El Universal”. Nel frattempo collabora con altri giornali e riviste sia americane che europee. Torna a Bogotà nel 1954 come giornalista de “El Espectador”; in questo periodo pubblica il racconto “Foglie morte”. L’anno successivo risiede a Roma per alcuni mesi: qui segue dei corsi di regia, prima di trasferirsi a Parigi. Sposa Mercedes Barcha nel 1958, la quale dà presto alla luce due figli, Rodrigo (nato a Bogotá nel 1959) e Gonzalo (nato in Messico nel 1962). Dopo l’ascesa al potere di Fidel Castro, visita Cuba; inizia una collaborazione professionale con l’agenzia “Prensa latina” (prima è a Bogotà, poi a New York) fondata dallo stesso Castro. Le continue minacce della CIA e degli esuli cubani lo inducono a trasferirsi in Messico. A Città del Messico (dove Garcia Marquez risiede stabilmente dal 1976) scrive il suo primo libro “I funerali della Mama Grande” (1962) che contiene anche “Nessuno scrive al colonnello”, lavori con i quali si comincia a delineare il fantastico mondo di Macondo, paese immaginario che deve il suo nome ad una zona vicino al paese di origine di Gabriel Garcia Marquez, dove erano presenti molti vigneti che l’autore poteva vedere in treno durante i suoi viaggi. Nel 1967 pubblica uno dei suoi romanzi più noti, che lo consacrerà come uno dei più grandi scrittori del secolo: “Cent’anni di solitudine”, romanzo che narra le vicende della famiglia Buendía a Macondo. L’opera è considerata la massima espressione del cosiddetto realismo magico. Seguono “L’autunno del patriarca”, “Cronaca di una morte annunciata”, “L’amore ai tempi del colera”: nel 1982 gli viene assegnato il Premio Nobel per la Letteratura. Nel 2001 è colpito da cancro linfatico. Nel 2002 pubblica comunque la prima parte di “Vivere per raccontarla”, la sua autobiografia. Vince la sua battaglia contro il cancro e nel 2005 torna alla narrativa pubblicando il romanzo “Memoria delle mie puttane tristi” (2004), il suo ultimo romanzo. Ricoverato per l’aggravarsi di una grave polmonite nella clinica Salvador Zubiran in Messico, Gabriel García Márquez muore il giorno 17 aprile 2014, all’età di 87 anni.

-->

Caffeina Logo Footer

Caffeina Magazine (Caffeina) è una testata giornalistica online.
Email: [email protected]

facebook instagram pinterest
powered by Romiltec

©Caffeina Media s.r.l. 2024 | Registrazione al Tribunale di Roma n. 45/2018 | P. IVA: 13524951004