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“Avevano trovato casa”. Strage di cani, dieci cuccioli avvelenati. Come (e dove) è successo

Un episodio aberrante che lascia tutti senza parole. È del 29 agosto il video choc diffuso sul social Facebook dall’associazione animalista di Capo d’Orlando, ‘Musetti Randagi’, che ritrae dieci cani randagi, morti per avvelenamento in una strada di campagna di contrada San Filippo, nel territorio di Furnari, in provincia di Messina.
“Quanto accaduto nel comune di Furnari. Dieci cani sono stati avvelenati da un agente fosforico, si sospetta che sia stata utilizzata anche la stricnina, ma sarà l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia a confermare il veleno utilizzato per questo terribile crimine. Queste povere anime avevano trovato casa”. Così in una nota Emanuela Bignami, responsabile nazionale randagismo di Animalisti Italiani onlus. “È l’ennesima storia di crudeltà – scrive in una nota –  contro i nostri amici fratelli senza voce, frutto a volte di un’insofferenza, completamente amorale, per la presenza sul territorio di animali vaganti o indifesi”. (Continua a leggere dopo la foto)



Emanuele Bignami, poi, chiama in causa l’esecutivo Conte: “Questa tragedia deve spingere il Governo a inasprire le pene per chi si macchia di questi atroci reati. Esprimiamo vicinanza e solidarietà all’associazione ‘Animalisti Siciliani Ambiente’, che quotidianamente tutela e cura i randagi indifesi del territorio comunale”. Poi, spiega come il fenomeno: “Del randagismo nel 2018 è aumentato del 9,26%. Diventa urgente che il Ministro della Salute, Giulia Grillo, avvii un Piano nazionale di prevenzione contro questa emergenza. Troppe volte questo problema viene risolto con un macabro e inaccettabile fai-da-te. I cani vaganti vanno sterilizzati, microchippati e iscritti all’anagrafe. Siamo stanchi di vedere canili pieni, serve una campagna di sensibilizzazione per promuovere l’adozione”. (Continua a leggere dopo la foto)


Ma cos’è la stricnina, sostanza velenosa utilizzata per uccidere la muta di dieci cani randagi in provincia di Messina? La stricnina agisce come potente eccitante del sistema nervoso centrale, causa il blocco di particolari terminazioni nervose, i recettori post sinaptici per la glicina. Questo fa sì che ogni stimolo causi convulsioni. La morte sopravviene per blocco respiratorio o per esaurimento fisico. La stricnina è stata usata come veleno per topi, volpi e altri piccoli animali vertebrati. Negli ultimi anni la stricnina trova alcune applicazioni in omeopatia; viene inoltre aggiunta a certe sostanze stupefacenti. In rarissimi casi, la stricnina si utilizza per “tagliare” sostanze stupefacenti come l’eroina e la cocaina.  (Continua a leggere dopo la foto)


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In caso di avvelenamento entro un’ora, a volte anche dopo 10-20 minuti, si irrigidiscono i muscoli del collo e del viso. L’irrigidimento dei muscoli si diffonde a tutto il corpo e si tramuta in spasmi che acquistano frequenza crescente. La schiena si inarca continuamente. Alla fine si blocca la respirazione. La coscienza rimane lucida. Il trattamento comprende una benzodiazepina come il diazepam, nonché carbone attivo o sostanze equivalenti per eliminare eventuali residui nell’apparato digerente. Le possibilità di recupero sono buone se il paziente sopravvive alle prime 24 ore.

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