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“Svegliato alle 4 del mattino”. Emilio Fede, blitz della polizia il giorno dopo i funerali della moglie: cosa è successo

Emilio Fede, blitz a sorpresa dopo la morte della moglie. Diana de Feo ha chiuso per sempre i suoi occhi il 23 giugno 2021 a Villa Lucia, la sua casa storica di Napoli, sua città di adozione. A settembre scorso la moglie di Emilio Fede aveva subito un delicato intervento e in questi mesi si stava sottoponendo a un programma di riabilitazione. Lascia il marito, due figlie e 5 nipoti.

“Ha lottato sino alla fine con un coraggio enorme. Non mi aspettavo che mancasse adesso: stavo per raggiungerla, da Milano a Napoli, per festeggiare con lei il mio novantesimo compleanno”, queste le parole rilasciate da Emilio Fede al Corriere. Diana de Feo aveva 84 anni ed era malata da tempo. Dopo ben 57 lunghi anni insieme, la giornalista ed ex senatrice lascia un vuoto incolmabile nel cuore dei suoi cari.

Emilio Fede lutto moglie Diana de Feo blitz polizia


Nonostante il gravissimo lutto, l’ex direttore del Tg4 ha dovuto fare fronte al blitz di due agenti della Questura, venuti a controllare se fosse in regola con le autorizzazione del tribunale di Sorveglianza di Milano per spostarsi a Napoli, essendo agli arresti domiciliari. Tutto alle 4 del mattino.

Emilio Fede lutto moglie Diana de Feo blitz polizia

I controlli sono avvenuti il giorno dopo il funerale della moglie: “È tutto vero. Non ho parole. Ma in che Paese siamo?”, queste le dichiarazioni di Emilio Fede rilasciate al quotidiano Il Roma, poi alcuni dettagli sulla vicenda: “Ero arrivato in auto mercoledì notte da Milano, dopo aver ricevuto tutte le autorizzazioni del caso per la mia posizione detentiva, per salutare e dare l’addio all’unico grande amore della mia vita, la mia Diana”.

Emilio Fede lutto moglie Diana de Feo blitz polizia
Emilio Fede lutto moglie Diana de Feo blitz polizia

“Avevo poi preso parte ai funerali nella chiesa del Vomero e dopo un cena veloce con mia figlia ero rientrato in albergo, accompagnato dalla mia assistente, che mi aiuta in ogni momento della giornata, non essendo io più autonomo nei movimenti”. E in ultimo: “Ho cercato di spiegare che ero stato autorizzato regolarmente per gravi motivi di famiglia, ma solo dopo un meticoloso controllo dei documenti miei ma anche della mia collaboratrice, hanno lasciato la camera. Ancora una volta hanno voluto trattarmi come un boss”.

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