Wislawa Szymborska (Kórnik, 2 luglio 1923 – Cracovia, 1º febbraio 2012) è generalmente considerata la più importante poetessa polacca degli ultimi anni. Cresciuta negli anni della seconda guerra mondiale, ha studiato tanto, ha lavorato e si è dovuta piegare per anni al socialismo, per poi prenderne le distanze negli anni successivi. Nel 1996 ha ricevuto il Premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: “per una poesia che, con ironica precisione, permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti d’umana realtà”. Attraverso le sue poesie ha costruito immagini delicate ma ben definite: Amore a prima vista, tratta dalla raccolta di poesie La fine e l’inizio edita in Italia da Scheiwiller nel 1997, è un esempio di come i suoi versi semplici ma straordinari riescano a restituire al sentimento dell’amore quel mistero e quella casualità di cui, in fondo, è piena la vita.
Amore a prima vista
di Wislawa Szymborska
Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
E’ bella una tale certezza
ma l’incertezza è più bella.
Non conoscendosi prima, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da tempo potevano incrociarsi?
Vorrei chiedere loro
se non ricordano –
una volta un faccia a faccia
forse in una porta girevole?
uno “scusi” nella ressa?
un “ha sbagliato numero” nella cornetta?
– ma conosco la risposta.
No, non ricordano.
Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio
il caso stava giocando con loro.
Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada
e soffocando un risolino
si scansava con un salto.
Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o il martedì scorso
una fogliolina volò via
da una spalla all’altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, era forse la palla
tra i cespugli dell’infanzia?
Vi furono maniglie e campanelli
in cui anzitempo
un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.
Ogni inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.