Sul pianale di lamiera, in fondo a sinistra, c’è il segno indelebile lasciato da un proiettile. Uno di quelli che hanno ucciso Aldo Moro. Su un lembo di tappezzeria, sempre nella parte sinistra del bagagliaio, ci sono delle macchie scure. Per la prima volta il Viminale ha aperto le porte del grande garage dove è stata portata la Renault 4 amaranto usata dalle Brigate Rosse per uccidere e poi far ritrovare il corpo del leader democristiano in via delle Botteghe Oscure il 9 maggio 1978, 55 giorni dopo l’eccidio della sua scorta in via Fani. Il restauro è stato appena completato e presto la vettura sarà esposta al pubblico.
Ma c’e’ anche la possibilità che vengano recuperati anche altri veicoli coinvolti in attentati che hanno fatto la storia degli anni di piombo. Il Corriere è salito sull’utilitaria francese. L’odore dei sedili di stoffa e pelle sintetica, il cruscotto, la luce interna sopra le portiere di sinistra. Tutto è rimasto come allora. Anche i tagli sulla lamiera fatti con la fiamma ossidrica fatti dagli artificieri, subito dopo la telefonata anonima che segnalava la presenza del corpo di Moro, sono rimasti com’erano..
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