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Brutta cosa essere permalosi! Vi offendete troppo? 7 modi per prenderla con filosofia

Nel brillante saggio “Pronto soccorso per l’anima offesa” (Urra editore), la psicoterapeuta tedesca Bärbel Wardetzki, sostiene che provare sentimenti di umiliazione, rancore , collera e disperazione davanti a un’offesa non è affatto scontato né automatico, ma dipende esclusivamente da una decisione che spetta solo a noi.  Questa arbitrarietà da un lato ci costringe ad assumerci la responsabilità dei nostri sentimenti, come a dire “mi sento offeso da ciò che hai fatto”, dall’altro significa che “non siamo alla mercé delle umiliazioni”, che possiamo o meno “accettare o respingere l’attacco”. E vivere in pace senza desiderio di rabbia e di vendetta. 

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1. Non fate la vittima e non assecondate la pur forte tentazione di giustificarvi: ogni offeso ha la possibilità di decidere se accettare la mortificazione oppure no.

2. Evitate sempre indignazione l’ira e l’indignazione, dato che l’atteggiamento accusatorio nei confronti degli altri, magari attraversati da un desiderio di vendetta, sono la maggior parte delle volte un modo per nascondere i sentimenti autentici  e puri che emergono quando ci si sente feriti.

3. Nelle situazioni di offesa la soddisfazione delle esigenze narcisistiche, l’essere cioè guardati, ascoltati, riconosciuti, capiti e tenuti in considerazione, svolge un ruolo centrale. Un modo per bloccare le reazioni di offesa sta dunque nel “circoscrivere attivamente ciò che può saziarvi” (magari mettendolo nero su bianco).

4. Il sentirsi mortalmente feriti può dipendere anche dal fatto che l’offesa che riceve oggi ha riaperto vecchie piaghe di ieri, tanto che “ogni provocazione dal contenuto analogo ci colpisce proprio in quel punto”.

 

5. Nelle relazioni di coppia, molte offese scaturiscono da problemi di distanza e di vicinanza, che oscillano tra il desiderio di autonomia e la paura dell’abbandono.  E’ molto facile  attribuirsi solo uno dei due poli, scaricando sul partner l’altro, provocando una serie di conflitti e di possibili offese, che si potrebbero evitare facendosi carico anche dell’altro polo e diventando consapevoli della propria ambivalenza.

6. Nel momento in cui vi sentite offesi, è utile riconoscere il dolore psichico, anziché far finta di nulla. D’altronde il disturbo post traumatico da amarezza (“Post-Traumatic Embitterment Disorder) esiste e può subentrare nella vostra vita dopo particolari periodi di stress. Se siete tristi, piangete senza remore, essere rifiutati è doloroso, e in questi casi è meglio concedervi di stare male.

7. Capita alle volte che siate voi a ricoprire il ruolo di chi offende e la reazione di chi si sente ferito può provocarvi gli stessi sentimenti che sta provando la vittima dell’offesa.  La cosa migliore, in questi casi, è allontanarsi un po’ dalla persona che si sente offesa, usando il distacco per provare a capire cos’è che ha veramente ferito l’altro e in che quanto siete responsabili della sua offesa.

 

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