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“Lei…”. A pochi giorni dalla scomparsa continua il cordoglio del mondo della televisione per Marina Ripa di Meana. Il ritratto commovente di Barbara Palombelli

Continua il cordoglio del mondo dello spettacolo nei confronti di Marina Ripa di Meana. Oggi è stata la volta di Barbara Palombelli, conduttrice di Forum: “Salutiamo un’amica di Forum, Marina Ripa di Meana. È stata qui – ha aggiunto – pochi giorni fa e devo dire ‘complimenti alla nostra Monia, una grande amica di Marina, che è riuscita a coprire quelli che erano i segni di una donna malata terminale e che ha scelto – e qui voglio ribadire l’importanza della legge sul biotestamento – di andarsene dormendo silenziosamente quando ormai la vita l’aveva già davvero abbandonata. Anche in questo Marina è stata una donna esemplare, ha dato un esempio importante.

Si può essere belle, si può essere trasgressive, si può essere volitive e si può anche essere discrete. 15 anni di cure durissime, di un cancro che non l’aveva risparmiata”, ha aggiunto la presentatrice.Ormai è un’epidemia, lo sapete, non risparmia nessuno, siamo tutti dentro questa grande epidemia. Ma si può vivere, si può affrontare la malattia a testa alta, facendosi truccare, mettendosi delle belle parrucche e andando avanti”. (Continua dopo la foto)



Ieri era stata Maria Antonietta Farina Coscioni a raccontare gli ultimi istanti dell’attrice: «Come molti altri in Italia non sapeva della possibilità della sedazione palliativa profonda – racconta – Quando le ho spiegato che cosa era e che avrebbe potuto farla a casa le si sono illuminati gli occhi, si è sentita sollevata, ha sentito di avere davvero libertà di scelta. Ha avuto un primo incontro amichevole con la dottoressa Luigia Clarici, palliativista, che le ha illustrato nel dettaglio il percorso della sedazione. Marina ha subito deciso che si sarebbe dovuto far sapere che esiste questa possibilità», spiega. Si tratta di un sistema diverso dal suicidio assistito. (Continua dopo le foto)


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«Nella sedazione palliativa si somministra una sostanza che induce il sonno, appunto una sedazione profonda. Nel secondo caso, invece, si prepara un farmaco che deve portare la morte. Il malato che sceglie la sedazione profonda. È addormentato fino al momento in cui sopraggiunge la morte, non percepisce l’agonia del corpo». «C’è una discriminante precisa: non si somministra un farmaco che porta alla morte in un tempo ben preciso, che nel suicidio assistito può essere cronometrato. Il tempo di sedazione profonda, invece, dipende dalle condizioni del malato, che passa le sue ultime ore in un sonno profondo»

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