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Addio al guru che insegnò lo yoga al mondo intero

Vivi felicemente, muori maestosamente: era questo il motto di B.K. S. Iyengar, il guru dell’Hatha yoga che si è spento ieri a Pune, in India, all’età di 95 anni. E così lo yoga perde il maestro dei maestri, colui che insegnò a mezzo mondo a trovare l’equilibrio perfetto, quello tra mente e corpo. Nonostante l’età avanzata e le condizioni fisiche non proprio perfette (soffriva di un’insufficienza renale) è stato l’unico tra i grandi a praticare tre ore di yoga al giorno fino agli ultimi giorni di vita. E ora che non c’è più l’India intera è in lutto spirituale. E anche l’Occidente. Visto che se non fosse stato per lui, qui da noi lo yoga non sarebbe stato così in voga. Considerato fra le 100 persone più influenti del mondo dal Time Magazine, aveva iniziato a praticare all’età di 16 anni per curare tifo, malaria e tubercolosi; poi, a 19 anni, in piena salute, era stato inviato dal suo maestro a Pune per insegnare le asana, cioè le posizioni dello yoga, a un pubblico più vasto. Nei suoi insegnamenti utilizzava supporti che rendevano più facile l’apprendimento. Divenuto celebre superati i 50 grazie all’incontro con il violinista Yehudi Menuhin che lo fece conoscere al di fuori dell’India, ha diffuso la sua filosofia in tutto il pianeta. Ora i suoi discepoli insegnano i suoi metodi in oltre settanta paesi del mondo. Perché, sosteneva lui, «tutti possono praticare lo yoga e conoscersi attraverso il corpo. Sebbene solo uno su un milione possa definirsi uno yogi»

 


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