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Dalla letteratura alla scienza, nello spazio si navigherà a vela

Tra qualche tempo le navi spaziali non partiranno più dalla Terra, ma saranno una sorta di origami che verrà dispiegato nello spazio e sarà spinto dal vento delle stelle. Esatto, andranno a vela. L’idea, divenuta realtà grazie alla Nasa che a novembre proverà il lancio del SunJammer,  sonda spaziale che attraverserà il sistema solare spinta dalla forza d’una vela di un chilometro quadrato, viene però dalla letteratura di fantascienza. Incredibile ma vero: Jules Verne scriveva che un giorno l’uomo sarebbe arrivato alla luna su una navicella spinta dal vento solare, teoria poi confermata dal fisico James Clerk Maxwell, che enunciò il principio secondo il quale la luce esercita una pressione sugli oggetti simile a quella del vento. Nel 1951 e nel 1960 anche lo scrittore  Arthur C. Clarke, anche matematico e presidente della British Interplanetary Society, parlò di propulsione stellare e quando il suo racconto – SunJammer – uscì sulle pagine di Boys Life, la Nasa decise di costituire un gruppo di ricerca. È proprio dal racconto di Clarke che la sonda spaziale prende il nome. SunJammer punterà verso il Lagrange Point 1, quella zona del sistema solare a circa 1,5 milioni di chilometri dalla Terra che potrebbe diventare una piattaforma ideale per le future missioni interplanetarie. La sua vela pesa poco più di trenta chili, è realizzata con il Kapton, un materiale sottilissimo; ripiegata su se stessa è grande come una lavatrice; è piegata seguendo i principi dell’origami e ha una tecnologia spaziale (è proprio il caso di dirlo). Ecco perché resterà nella storia. 


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