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“Oddio, mai visto niente di simile”. Choc all’ospedale di Catania: questa lastra non è un fotomontaggio. Un uomo arriva così, ‘infilzato’ da un’asta di ferro. Cosa è successo e com’è andata a finire: e anche voi farete fatica a crederci…

  • Storie

 

Volato giù da tetto di casa e letteralmente infilzato da una barra di ferro che l’ha trapanato come una lancia, entrata dal fianco sinistro fino ad uscire fuori dalla scapola destra, un bancario in pensione di 74 anni, dato per spacciato, ce l’ha fatta e dopo tre settimane di interventi e sala rianimazione è pronto per lasciare l’ospedale Cannizzaro di Catania. “So di essere un miracolato”, racconta e sorride Santo Busacca. “In sala operatoria per uomo con lama nel corpo. Non credevamo ai nostri occhi vedendo arrivare in elicottero quel Cristo trafitto, gli spuntoni arrugginiti di un tondino di ferro da 15 millimetri che uscivano dal fianco e dalla spalla”, ricorda il chirurgo Nicolosi, allora certo che la barra avesse forato organi vitali, che bisognasse attrezzarsi per evitare emorragie letali. Ma il miracolo sta proprio nel fatto che quell’asta rugosa, adesso esposta come un trofeo in ospedale, è penetrata come una freccia solo sfiorando la milza, insinuandosi fra le pieghe dell’intestino senza bucarne un solo centimetro, passando davanti al diaframma risparmiandolo e continuando la corsa in diagonale solo lacerando il lembo di un polmone, ma salvando aorta, arterie e vene polmonari, prima che la punta squarciasse la spalla, pur senza scalfire un osso, sbriciolando solo qualche cartilagine. (Continua a leggere dopo la foto)


“Dire che ci è bastato sfilare la barra sarebbe riduttivo, ma in qualche modo è quello che è accaduto”, commenta Nicolosi. Evocando l’ansia e la sorpresa di medici e infermieri in sala operatoria: “Certo, avevamo prima praticato un’incisione orizzontale sotto il capezzolo, anche per bloccare con i lacci emostatici tutti i vasi a rischio. Ma, quando abbiamo lentamente rimosso la barra, ci è apparso chiaro che il signor Busacca era stato protetto dal destino, dalla fortuna, dal Signore, come se qualcuno avesse teleguidato caduta e impatto con il tondino”. Busacca racconta: “Presi la scala, mi arrampicai, ma una tegola deve aver ceduto…”. Un piede in fallo, le mani che s’afferrano al bordo dei contenitori ed eccoci al volo, preceduto dalla caduta di intonaco e calcinacci che, come in una carambola, finiscono alla base di un tondino di ferro da tre metri, appoggiato alla parete della casa.

(Continua a leggere dopo le foto)

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Busacca ha la forza di prendere il telefonino che ha in tasca e chiamare la moglie. Il resto è una corsa di ambulanze, medici e infermieri che sedano lo sventurato, di vigili del fuoco pronti a segare il resto della barra, lasciando solo due spuntoni, prima di adagiare il Cristo su un elicottero diretto al Cannizzaro. “Ancora un po’ di letto e poltrona, poi riprenderà la vita di sempre”. Adesso si preparano a fare il giro del web sia le riproduzioni della Tac con lo scheletro trapanato dalla barra, sia le foto del professore Nicolosi con quella lancia ripulita in mano. 

 

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