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Il papà di Loris e i racconti dell’orrore: “Non so più chi è mia moglie”

  • Storie

“Davide Stival vive un distacco tra quello che dicono i giudici e quella che è la sua esperienza di vita con la moglie, Veronica Panarello. Nei termini in cui viene descritta non riesce a riconoscerla”. Così Daniele Scrofani, avvocato del padre di Loris, di 8 anni, dopo la pubblicazione delle motivazioni del tribunale del Riesame che lo scorso 3 gennaio ha rigettato la scarcerazione della madre del piccolo, accusata di omicidio aggravato e occultamento di cadavere.

Nel frattempo, nelle carte degli inquirenti impegnati a risolvere il caso dell’omicidio di Loris Stival, sembra esserci di tutto. Compresi particolari che descrivono un clima difficile a casa degli Stival. Emergono le testimonianze dei vicini e al centro dei loro racconti c’è sempre la mamma del piccolo, Veronica Panarello, in carcere dall’inizio di dicembre con l’accusa di avere ucciso suo figlio. “Urlava per ore contro i figli e contro il marito”, ripetono i vicini nelle testimonianze raccolte nell’ordinanza del tribunale del riesame di Catania. Negli atti c’è il racconto di chi incontrava gli Stival sulla strada di casa e di chi abitava a pochi metri da loro. “Nei pomeriggi in cui non lavoravo sentivo la Panarello urlare contro i suoi figli e una volta fu chiaro il rumore di sedie e altri oggetti sbattere per terra”, dice un vicino. E spiega che le parole più dure erano contro Loris che veniva “apostrofato con parole pesanti”. La stessa mattina del delitto tra mamma e figlio un’altra discussione animata: Loris la rimproverava di essersi truccata troppo e diceva che non voleva andare a scuola per stare un po’ con lei. Ma questa sarebbe stata solo una tra le tante liti tra i due.


Questa realtà difficile viene confermata anche dalle parole della mamma di un amichetto di Loris. La scorsa estate suo figlio andò a giocare a casa Stival, ma dopo dieci minuti scappò: “Era spaventato, disse che la mamma di Loris urlava sempre contro suo figlio, arrivò addirittura a definirla una pazza”. Un clima complicato, in quella famiglia, uno stato di profondo malessere che conferma la personalità di Veronica descritta dagli inquirenti come “fragile”, oppressa dalle “problematiche irrisolte della famiglia di origine e dalla piatta quotidianità alla quale cerca di reagire”.

Che qualcosa non andasse nel verso giusto e che probabilmente Loris vivesse una parentesi difficile è confermato da un altro dettaglio. E riguarda proprio Loris e i suoi ultimi giorni di vita: “Era un bambino esile e con scarsa crescita”, si legge nell’ordinanza. Ma nell’ultimo mese prima del suo omicidio accadde qualcosa che aggravò la situazione. “Secondo le indicazioni della pediatra, in base alle visite fatte – scrivono i carabinieri in una nota del 12 dicembre – il peso di Loris era di 17,3 kg il 24 settembre e 13,3 kg il 13 ottobre”. Quattro chili persi in venti giorni. Perché?

Caso Loris, parla l’avvocato di Veronica: “È distrutta, pesa soltanto 38 kg”


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