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“Ecco che mi è successo dopo quel terribile incidente”. A un mese dal disastro ferroviario in Puglia parla una ragazza sopravvissuta alla tragedia. E le sue parole fanno davvero riflettere

  • Storie

 

Il suo nome è Valentina Dell’Olio e viene da Triggiano in provincia di Bari. Una ragazza come tante altre: frequenta un corso da costumista, insegue i sogni della sua vita, si gode i suoi 23 anni. L’esistenza di Valentina proseguiva spedita fino a un mese fa fino a quando il suo destino ha imboccato la via di quei binari della Ferrotramviaria tra Andria e Corato. Valentina è riuscita a salvarsi: in 23 persone hanno perso la vita su quelle rotaie. Due treni si sono scontrati e sono diventati un ammasso di lamiere che hanno travolto tutto e tutti stravolgendo la vita di centinaia di famiglie.

In fondo Valentina ha ancora la fortuna di raccontare quegli attimi tremendi che ha vissuto, dalla sensazione di impotenza di fronte allo schianto, all’attesa per i soccorsi, alla consapevolezza che è viva. Ora si trova a Imola dove è ricoverata per un percorso di riabilitazione e ha accettato l’invito di Repubblica a descrivere quei giorni a un mese dalla tragedia. Dal giorno dell’incidente ha capito il vero senso della vita: adesso ha solo voglia di riprendersi e riprendere la vita di sempre: “Devo farcela per me stessa e soprattutto per quelle persone che , non ce l’hanno fatta. Mi immagino, quando tutto sarà finito, di organizzare una megafesta alla quale vorrò invitare tutti coloro che, in tanti modi, stanno vivendo con me questa esperienza”.

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Il suo racconto inizia così: “Dell’incidente ricordo tutto, non ho mai smesso di essere lucida. Ricordo un fortissimo schianto in seguito al quale mi sono ritrovata catapultata e poi incastrata chissà dove, forse sulla carrozza del treno o addirittura sui binari, non avevo la visuale per potermene rendere completamente conto. Ho realizzato cosa era successo e, nonostante ciò, paradossalmente ho mantenuto una totale calma e autocontrollo: non si poteva cambiare nulla, sapevo che l’unica cosa che dovevo fare era aspettare pazientemente i soccorsi che certamente, sapevo, sarebbero arrivati”. In quel momento i due treni si erano appena accartocciati l’uno nell’altro: “Vedevo macerie ovunque, pezzi di vetro e chissà che altro. Ricordo di aver riconosciuto una mia gamba dalla scarpa al piede. Era completamente girata. In quel momento ho preso seriamente in considerazione l’ipotesi che potessi aver perso un arto. Però ancora sentivo questa forza e questo grande autocontrollo e la prima cosa che ho pensato è stata: “Ok, un pensiero alla volta. Nella peggiore delle ipotesi potrei mettermi in contatto con Giusy Versace e lei forse saprà come aiutarmi. Intanto sono viva: è un dato di fatto”.

È bellissimo il passaggio in cui ricorda di aver provato a tranquillizzare un bambino, anche lui era rimasto incastrato tra le lamiere: “Si chiama Samuele. Era molto spaventato e per quanto possibile ho cercato di calmarlo, ripetendo tante e tante volte che doveva stare tranquillo perché i soccorsi stavano arrivando. Ma era inutile perché era in evidente stato di shock. Fortunatamente siamo stati fra i primi a essere liberati. Sono arrivata all’ospedale di Barletta. E prima di farmi la tac ho chiesto ai medici: “Ho tutti gli arti?”. Loro mi hanno risposto di sì e io ho tirato un sospiro di sollievo. Poi ho chiesto: “Vi prego, non amputatemi niente!”. E i medici, sorridendo, mi hanno detto: “No, no, stai tranquilla””.

L’incidente l’ha resa più forte: “Mi ha fatto scoprire un infinito affetto da parte di tantissime persone, da ogni parte del mondo. Dal risveglio mi sono sentita costantemente e fortemente avvolta da questa grande e inspiegabile carica energetica. Mi sento davvero connessa a tutti ed è una scoperta mistica, inspiegabile. Indubbiamente l’incidente non è stata una bella cosa, ma sto riuscendo a cogliere tutto il bello che mi sta portando (ed è davvero tanto). Nonostante tutto mi ritengo fortunata per tanti piccoli grandi eventi: per esempio aver incontrato lungo il mio percorso medici eccezionali, infermieri affettuosissimi e simpaticissimi (e colgo l’occasione per smentire ciò che si dice sulla malasanità in Italia). Sicuramente l’incidente mi ha dato una forte spinta a vivere la vita pienamente, a fare tutte quelle cose che, per paura o per timidezza, spesso si rinuncia a fare. Assecondare di più il proprio istinto e i propri sogni, senza alcuna sorta di timore. Lanciarsi nella vita”.

“Ho visto pezzi di persone. Così ho salvato mio marito dalla morte”. Disastro treni in Puglia, le testimonianze choc dei sopravvissuti. “Un inferno…”

 


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