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Caso Elena Ceste: una storia normale, di una donna normale. Che finisce in tragedia…

  • Storie

I dubbi degli inquirenti sul caso di Elena Ceste erano fondati. E lo si può dire alla luce delle ultimissime novità: il suo corpo è stato portato nell’immediatezza del canale doce è stato ritrovato e nascosto, con un tentativo frettoloso di occultamento, utilizzando rami, arbusti e, forse, anche cercando di coprirlo con fango e zolle che, almeno per quanto riguarda una parte dell’addome, ne hanno impedito la totale distruzione o scheletrizzazione. “La certezza – come ha scritto il quotidiano La Stampa – è arrivata dopo una serie di test sulla posizione del corpo (trovato rannicchiato) che hanno escluso altre ipotesi. La posizione del cranio, innaturale rispetto al corpo, si spiega con l’azione di un animale selvatico o degli eventi naturali degli ultimi mesi. Quindi è certo che Elena Cesta sia deceduta in un altro luogo, anche se non si può ancora dire con sicurezza come sia morta”. Un paziente lavoro investigativo, setacciando e analizzando palmo per palmo il terreno circostante. Ma la novità investigativa non è tutta qui perché emergono dettagli ulteriori sulla vita privata della mamma di Costigliole d’Asti. Qualcosa tra lei e il marito Michele Buoninconti, ultimamente, non funzionava. I genitori di Elena hanno confermato agli inquirenti che lei, il 3 novembre dello scorso anno, una domenica, aveva rivelato che nel suo matrimonio c’era qualcosa che non andava. I genitori hanno anche aggiunto che la figlia non era depressa, né faceva uso di psicofarmaci; circostanza confermata dal medico di famiglia Mario Gozzellino che vide Elena il pomeriggio prima della scomparsa, trovandola tranquilla e serena come sempre”. Elena non reggeva più la vita imposta da Michele? Perché in molti lo hanno descritto come un marito oppressivo e autoritario. Poi arriva la conferma di un rapporto incrinato da una debolezza di Elena: spunta dalle indagini il suo vero amico-amante. È un uomo di Settimo Torinese, Antonio R., 42 anni, meccanico. Aveva conosciuto la donna su Facebook ed ebbe con lei, in autunno, un incontro all’interno della casa di Costigliole: in casa, a quell’ora della mattina, non c’era nessuno. Poi un’altra serie di incontri nelle cave non distanti da via San Pancrazio.

(continua dopo la foto)


 

Fatti nuovi che portano alla mente una sorta di ricostruzione tentata, settimane fa, da Alessandro Perissinotto sul Mattino. Senza ricorrere a termini indiretti, aveva parlato di “una storia di web e sesso”, adesso confermata dalle indagini. Secondo Perissinotto lo spartiacque della vicenda è la notte del 23 gennaio 2014, cioè quella precedente alla scomparsa di Elena. È in quella notte, secondo quanto dice il marito della donna scomparsa e ritrovata cadavere, che Elena, nel buio di una stanza da letto già pronta per il sonno, fa una rivelazione: ha avuto rapporti sessuali con altri uomini contattati via Facebook. Di lì “scoppia una lite: dopo mesi di sospetti, di bugie, di sensi di colpa, di frustrazioni, l’affiorare della realtà cancella per sempre l’immagine di famiglia felice che Elena e il marito Michele hanno costruito”. Tipico scenario in cui uno o l’altro partner è chiamato a prendere una decisione. Si intende, dai rilievi scientifici, che a togliersi la vita non è stata lei. Dunque, resta aperta la sola ipotesi di omicidio. Il giorno dopo di Michele sembra quello di una persona che cerca di aggrapparsi alla normalità: accompagna i figli a scuola, perché la moglie non si sente bene. Oppure la decisione la prende Michele, fredda e razionale? Torna e uccide la moglie, per lavare quell’onta, per vendicarsi, infine ne occulta il corpo. Se le cose sono andate in quest’ultimo modo, occorre una messa in scena. Consegna ai carabinieri gli occhiali e i vestiti della moglie sostenendo di averli trovati in giardino, piange, si mostra addolorato, si dispera: tutte cose che la tv del dolore ci ha ormai mostrato mille volte. Secondo Perrissinotto ce n’è abbastanza per fare di Elena una sorta di reclusa, di condannata ai lavori domestici forzati. Eppure, molti la dipingono come una donna serena. Che, forse, era riuscita a ricavarsi una fetta di felicità, anche se clandestina. Una storia, in fin dei conti, dagli aspetti umani e psicologici di non straordinarietà.

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