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Amanda Knox: “Ora io dalla parte dei deboli. Ecco la mia prossima vita”

  • Storie

 

“Darò voce agli innocenti condannati ingiustamente”. Questo il senso della lettera che Amanda Knox, appena assolta dall’accusa di aver ucciso Meredith Kercher, ha inviato in esclusiva al settimanale “Oggi”. Nel testo, intitolato “Andando avanti, con gratitudine”, in cui ringrazia chi le è stato vicino, rivela i suoi progetti futuri e gioisce per la libertà di Raffaele Sollecito. Promette, inoltre, di ripagare la generosità di tutti quelli che l’hanno aiutata.

“Nel corso di questi ultimi sette anni e mezzo, la consapevolezza della mia innocenza mi ha spinto ad andare avanti. La vostra gentilezza mi ha sostenuto. Sono e sarò per sempre grata alle tante persone che mi hanno aiutato a sopravvivere quando ero più vulnerabile e mi sentivo quasi del tutto persa. A tutti voi, dico: Grazie. Grazie, e ancora grazie”, esordisce la ragazza.


 

“Dopo così tanti anni di processi e di incertezza, mi sento – ammette – sollevata e grata per la decisione della Corte di Cassazione di scagionarmi dall’accusa di aver ucciso Meredith Kercher. Sono ugualmente felice che Raffaele Sollecito possa andare oltre l’ingiustizia della sua condanna. Sono ben consapevole, però, che questa storia non ha un lieto fine. A differenza di una condanna ingiusta, che può essere ribaltata, nulla potrà mai restituire Meredith alla sua famiglia e ai suoi cari”.

Annuncia, infine, la sua battaglia contro le vittime di mala giustizia. “Farò tutto quel che posso per dare un seguito alle buone azioni di tutti. Sono anche assolutamente consapevole di quanto sia stata fortunata ad aver ricevuto tutto questo sostegno. Così come sono consapevole che ci sono innumerevoli altre vittime di ingiustizia che non hanno avuto la stessa fortuna, lo stesso sostegno. Lavorerò per dare voce a tutte loro. Lo farò perché so bene come un errore giudiziario possa distruggere una vita e perché il modo migliore per onorare la vittima di un crimine è consegnare alla giustizia i veri autori di quel crimine. A tutti voi che mi avete difeso, da Seattle a Roma: grazie. Cercherò – conclude – di rendervi orgogliosi di aver aiutato me e la mia famiglia”.

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