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Amanda Knox, l’avevamo lasciata così prima e dopo il processo per l’omicidio di Meredith. Ora sembra tutt’altra persona: ecco come la ritroviamo e, soprattutto, com’è cambiata la sua vita

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“Lentamente, a poco a poco, mi sto riprendendo. Ma potrebbe ancora accadere che mi venga ricordato che sono ancora “Quella ragazza in Italia, quella Amanda Knox”. Sì sono io. Ma sono anche l’Amanda Knox che è così entusiasta di vivere la propria vita al fianco di persone che ama e rispetta, trascinarsi dietro mobili, pagare le bollette e andare avanti”. E’ un po’ una lettera aperta il post scritto da Amanda Knox sul sito di ‘West Seattle Herald’, il settimanale con il quale la 29enne americana collabora da tempo, e sul quale spiega di aver preso la decisione di andare a vivere con il fidanzato, lo scrittore Christopher Robinson.

“Non indovinereste mai quanto sono entusiasta – scrive Knox – Io e il mio fidanzato Chris stiamo organizzando tutto e andremo a vivere insieme. Questo è un momento epocale per noi. Se tutto va bene, e stiamo lavorando davvero duramente, nessuno di noi vorrà stare in un altro posto che non sia quella casa”.

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Arrestata dopo la condanna in primo grado e poi scagionata definitivamente dalla Corte di Cassazione per l’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher, nel post Knox ricorda i tempi passati dietro le sbarre, nel carcere di Perugia. “Mi viene in mente la mia cella nella prigione di Capanne – prosegue la 29enne – Sono passati quattro anni e mezzo da quando sono tornata a Seattle dall’Italia. Fino a poco tempo, quegli anni per me sono stati un giro da incubo sulle montagne russe, un dramma legale rimasto irrisolto. Non era una sensazione costante, ma è stata dura. Mi sono laureata al college, ho intrapreso la mia carriera. Mi sono innamorata una prima volta e poi di nuovo. Tutto questo mentre il sistema giuridico italiano faceva il suo corso, e io recuperavo me stessa”.

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“Non ho davvero capito quante cose ingombranti ho avuto, e quanto fossero pesanti – spiega Knox – Imballare le mie cose è stato come imballare la mia storia”. Knox fa inoltre riferimento al dramma vissuto dai suoi familiari: “I miei cari hanno resistito con me per un decennio – scrive la 29enne – aiutandomi a superare gli ostacoli. La loro lotta però non è finita con il mio ritorno a casa, anche se ora, per vedermi, non devono più passare per le sbarre del carcere”.

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“Siamo rimasti tutti sorpresi di scoprire che c’erano barriere emotive e psicologiche che dovevamo superare – continua – Per non parlare di quelle che si frappongono tra te e il resto della società quando diventi un personaggio pubblico. Nel bene o nel male non mi sono sentita come una qualsiasi altra persona della mia età per un lungo periodo di tempo”. “Ora – conclude Knox – mentre sono seduta qui in questa libreria-caffetteria, scrivendo sul mio portatile, mi rendo conto di come sia normale tutto questo. Importante, certo, ma normale”.

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