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“Ciao cavallo pazzo!”. Lutto nello sport: il campione ha perso la sua ultima battaglia. “Addio, Davide”

  • Sport

È morto Davide Lot, 59 anni, ex campione di pallacanestro di origine sacilese. Da molti anni viveva in Puglia con la moglie e i figli. Soprannominato “cavallo pazzo”, Davide, dopo una carriera da campione, aveva intrapreso quella di allenatore con successi insperati. Suo il merito di aver portato, nel 1992, la Trapani basket in A1. Con il suo metro e novanta d’altezza, il suo fisico atletico e lo spirito di autentico guerriero, era lanciato verso continui i successi quando, ancora giovane, una grave malattia degenerativa lo aveva letteralmente piegato in due costringendolo a ritirarsi e ad appendere le scarpette al chiodo.

Il basket, però, gli era rimasta nel cuore tanto da compiere, seppur per poco, un autentico miracolo proprio quando tutto pareva perduto. Era il 2002 e Davide era davvero molto malato, ma in tanti anni il basket aveva scavato così profondamente dentro il suo cuore da risvegliare, come per un incantesimo, il campione che era stato. Per quasi un anno continuò a recarsi ogni tanto in palestra e a giocare la sua partita. (Continua a leggere dopo la foto)


A raccontarlo è Francesco Mannella, un suo amico, che riporta commosso in Facebook la testimonianza di un allenatore di basket, Arturo, che aveva avuto l’avventura di conoscerlo in una circostanza particolare: “Era la notte di Natale del 2009 quando l’allenatore, poco prima della mezzanotte, ricevette una telefonata dal dottor Modugno. Davide era ricoverato in una clinica ma stava facendo il pazzo perché voleva a tutti i costi allenarsi”. (Continua a leggere dopo la foto)

Ovviamente, la notte di Natale, le palestre erano chiuse e Arturo, giunto di corsa alla clinica, sudò 7 camicie per convincere Lot ad accettare un compromesso. “Cinque minuti dopo chiunque fosse passato lì fuori avrebbe trovato un idiota con i capelli bianchi, giubbino pesante, cappuccio e cronometro che prendeva i tempi sui 100 metri a un pazzo scatenato e adorabile che correva e gridava sotto l’acqua”. (Continua a leggere dopo la foto)

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Neppure il miracolo di Natale, però, poté battere la malattia che stava devastando il corpo del campione e che, dopo anni di sofferenza , ha vinto lo spirito guerriero di cavallo pazzo, il gigante dal sorriso irresistibile. “Di lui conservo un bellissimo ricordo – ricorda commossa la cugina Roberta -. Abbiamo trascorso insieme gli anni dell’infanzia. Amava teneramente i suoi familiari e il suo cane, ma la pallacanestro era il suo vero grande amore: non si stancava mai di seguire per ore e ore le partite in Tv”.

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