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L’oro. Dopo gli eccessi, i tentativi di suicidio. A 16 anni dal precedente. Da Rio è la sua, la storia più emozionante. L’atleta non solo supera gli avversari, ma ha sconfigge pure i suoi demoni. Droga, depressione, alcol. Ha vinto ed è tornato a volare

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Oro, la depressione, l’alcol, la droga, la voglia di farla finita e poi l’oro di nuovo. La rinascita. Dopo sedici anni. Una vita. Antony Ervin può fare festa e ne ha ben ragione. La sua non è stata una strada facile. Un cammino complicato lo ha portato sul podio del nuoto a Rio, nei 50 stile libero. Per un centesimo di secondo. Impercettibile e meritatissimo vantaggio. Ha solo sedici anni quando a Sydney Ervin conquista il suo primo oro olimpico. Una giovane promessa americana, ma solo tre anni dopo, il ritiro.Consumato in fretta dalla notorietà e dalle aspettative verso di lui.

Tanto da finire nell’abisso della depressione. Che lo porta a valutare anche il suicidio come possibile via d’uscita. I maledetti medicinali. Prescritti per la sua sindrome di Tourette.

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Li ingerisce troppi, ma riescono a salvarlo. Poi la droga. Una via che sembra senza ritorno, ma nel 2005 la prima svolta. Decide di vendere la sua medaglia per aiutare le vittime del maremoto sull’oceano Indiano. Un modo per redimersi. Raccoglie 17mila dollari. Ormai però la gloria olimpica è lontana. Accantona i sogni da atleta e si trasferisce a New York improvvisandosi tatuatore. Tenta pure la carriera da musicista in una band. Ma accanto ha ancora droga e alcol come compagni di vita.

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La svolta vera arriva nel 2007, quando un suo amico lo obbliga quasi a insegnare nuoto a i bambini. Ervin si appassiona. Smette di bere e drogarsi. Studia. Punta alle Olimpiadi di nuovo. Nel 2010 a Londra. Conquista un quinto posto. Ma è solo un inizio. Un nuovo inizio. Tanti sacrifici saranno premiati quattro anni dopo.

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A Rio, con l’oro. Ervin torna a vincere a 35 anni, diventando il più vecchio a conquistare un oro in una prova individuale olimpica del nuoto. Un vecchio che è tornato a sorridere.

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