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Calcio, è accettabile un presidente “razzista”?

Non solo una gaffe, la frase del candidato alla presidenza della federazione italiana gioco calcio Carlo Tavecchio è diventata una questione politica e, soprattutto, di opportunità. Come è possibile, si chiedono in tanti, che una persona capace di dichiarare “qui fanno i titolari quelli che prima mangiavano le banane” possa andare al vertice di un mondo purtroppo non immune da forme di razzismo (basta pensare alla tante espressioni di razzismo che arrivano ogni domenica dal mondo degli ultras). E non è certo sufficiente la precisazione dello stesso Tavecchio: “Parlavo del curriculum”. Oppure: “Accetto tutte le critiche, ma non l’accusa di razzismo. La Federazione condurrà una politica fattiva contro ogni discriminazione”. Ma arriva una presa di posizione molto importante, e pesantissima per il candidato alla Figc. Quella di Graziano Delrio, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo Sport. In ambienti a lui vicini si parla di “forte irritazione” e si ricorda come il sottosegretario ha guidato fino allo scorso anno la campagna per i diritti della cittadinanza dei giovani stranieri nati e cresciuti in Italia (“L’Italia sono anche Io”) e che ha promosso iniziative contro il razzismo.

 


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