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“Vi racconto l’ictus di mia moglie e i medici che l’hanno salvata in cambio di una stretta di mano”

Il giornalista Stefano Aurighi ha deciso di raccontare un fatto privato avvenuto tempo fa. Lo ha fatto sul suo blog (telochiesto?) in maniera straordinaria che in poche ore ha commosso il web. Repubblica ha riipreso il suo racconto. Riprendiamo la prima parte del suo intervento al fine di aiutare e far conoscere chi combatte in prima linea contro il pericolo Ictus. Un elogio a un pezzo di Italia che funziona: le “Stroke unit”.





“Non sto tanto bene. Ci vedo male, un po’ offuscato “.
Mi dici così, mentre mi baci e sposti indietro i capelli in un gesto che ti ho vista fare tante volte. Sei bellissima Ilaria, lo penso tutte le volte che ti vedo, anche se siamo sposati da 17 anni e ci conosciamo dai tempi dell’università.

Sono le cinque e mezzo del pomeriggio e a Bologna è buio. D’altro canto è il 14 gennaio, siamo nel cuore dell’inverno, le giornate sono ancora cortissime. L’aria è secca, ma non c’è il freddo che ti aspetteresti.
Mi avevi telefonato da Modena un paio d’ore prima: “Ho il pomeriggio libero, quasi quasi prendo il treno, vengo a Bologna, guardo qualche vetrina e poi torniamo insieme a Modena quando finisci di lavorare. Ok?”.
“Ok”, ti avevo risposto. “Alle cinque devo intervistare uno. Finisco di fare l’intervista e poi ci vediamo in via San Carlo”.

Alle cinque e mezzo ci vediamo sotto il portico, proprio di fronte al fornaio. 
“Non sto tanto bene. Ci vedo male, un po’ offuscato “, mi dici appena mi vedi.
“Sarai un po’ stanca, sarà un calo di pressione”. Boh, che ne so. 
“Ma si, si. E poi ho mangiato poco a pranzo”, dici tra te e te, a bassa voce. E cammini di fianco a me, guardando per terra. 

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