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Obesità, in Italia è ancora una malattia trascurata

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Obesità malattia ancora trascurata in Italia. Nel nostro Paese quasi il 40% delle persone con obesità non pensa che si tratti di una malattia cronica, e raramente i medici raccomandano di ricorrere a farmaci per la perdita di peso su prescrizione (11%) o alla chirurgia bariatrica (10%). È quanto emerge dalla survey condotta in Italia, all’interno dello studio internazionale Action-Io. I dati italiani sono stati recentemente pubblicati sulla rivista Eating and Weight Disorders – Studies on Anorexia, Bulimia and Obesity. Migliorare le abitudini alimentari e fare attività fisica sono le strategie più efficaci per una corretta gestione del peso a lungo termine secondo 7 persone su 10 con obesità, considerata una malattia cronica solo da poco più del 60% dei malati.

Tra i medici, il 91% dichiara l’obesità una malattia cronica, da affrontare – per quasi 8 su 10 di loro – comunque con misure di miglioramento dello stile di vita. Obiettivo dello studio, che ha coinvolto 11 paesi in cinque continenti, è stato quello di identificare le percezioni, le attitudini, i comportamenti e gli ostacoli per la cura dell’obesità sia per le persone con obesità sia per i medici. In Italia sono state 1.500 le persone con obesità e 300 i medici che hanno completato il questionario. E’ importante sottolineare che solo una piccola parte di persone con obesità (il 13%) e di medici (il 19%) ha dichiarato che la società e/o l’assistenza sanitaria italiana stiano rispondendo alle esigenze delle persone con questa malattia.

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“L’obesità – afferma Paolo Sbraccia, vice presidente Ibdo Foundation e ordinario di Medicina Interna dell’Università di Roma Tor Vergata – deve essere considerata come una malattia cronica, a patogenesi multifattoriale, che necessita di cure e attenzioni adeguate. La gestione terapeutica è complessa e richiede un approccio multidimensionale. Le principali linee guida dell’obesità indicano che il primo passo della terapia è rappresentato dalla modificazione degli stili di vita attraverso l’intervento nutrizionale, l’incremento dell’attività fisica strutturata e le modifiche comportamentali. Tuttavia, quando questa prima strategia risulta insufficiente o del tutto inefficace è possibile ricorrere alla terapia farmacologica e in alcuni casi alla chirurgia bariatrica”.

Dallo studio è emerso che rispetto alle conversazioni riguardo il peso, le raccomandazioni più frequenti dei medici alle persone con obesità sono state migliorare le abitudini alimentari e ridurre l’apporto calorico (63%) e praticare attività fisica (63%). Meno frequentemente è stato consigliato di seguire una dieta specifica (22%) o programmi di allenamento (34%) e raramente di ricorrere a farmaci per la perdita di peso su prescrizione o alla chirurgia bariatrica. Poche volte è stato anche raccomandato di rivolgersi a degli specialisti (24%) e a nutrizionisti o dietisti (31%).

Inoltre, solo una minoranza di medici ritiene attualmente disponibili valide opzioni farmacologiche (25%) o di chirurgia bariatrica (58%) per perdere peso. Analogamente, la maggior parte delle persone con obesità ha dichiarato che preferisce gestire il proprio peso autonomamente piuttosto che dover ricorrere all’utilizzo di farmaci (83%) o della chirurgia (81%).

“I dati italiani rivelano la necessità di implementare le conoscenze sull’obesità di medici, governi, persone con obesità e opinione pubblica in generale, migliorando l’educazione relativa alle basi biologiche per far sì che venga riconosciuta come malattia cronica. In secondo luogo, bisogna sfidare la percezione errata che l’obesità sia sotto il controllo dell’individuo e i medici devono promuovere conversazioni utili sulla perdita di peso. Infine, è necessario migliorare la formazione degli operatori sanitari per quanto riguarda la gestione clinica dell’obesità sottolineando l’importanza di un approccio multidisciplinare”, conclude Paolo Sbraccia.

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