Tra le complicazioni più comuni della COVID-19, l’infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2, figura la polmonite bilaterale interstiziale, che spesso viene accompagnata da tosse secca, febbre e difficoltà respiratorie, sintomi tipici della zoonosi. Anche altri agenti virali sono in grado di innescarla, ma nel quadro di emergenza internazionale che stiamo vivendo, i pazienti che manifestano la condizione sono fortemente sospettati di essere stati contagiati dal coronavirus.
Se fino a qualche tempo fa, durante la fase acuta della pandemia in Italia, i pazienti con polmonite bilaterale interstiziale risultavano positivi al tampone rino-faringeo, da quando siamo entrati nella seconda fase dell’emergenza stanno aumentando casi “misteriosi” di pazienti negativi al test, ma con polmoniti del tutto simili a quelle scatenate dal SARS-CoV-2. Per questa ragione gli esperti hanno iniziato a chiamarli casi “COVID-like”. A lanciare l’allarme su queste diagnosi è il dottor Mario Balzanelli, presidente nazionale del SIS 118 e direttore della Covid-19 Station del Servizio di Emergenza Territoriale (SET) – 118 di Taranto, in Puglia. (Continua a leggere dopo la foto)
Il medico, intervistato da ADNKronos Salute, ha sottolineato che in alcuni di questi casi negativi, l’RNA virale viene invece rilevato “nel liquido del lavaggio bronco-alveolare”, dunque molto più in profondità rispetto alle alte vie respiratorie, dove vengono prelevati i campioni biologici da sottoporre al test della reazione a catena della polimerasi inversa in tempo reale (RT-PCR). (Continua a leggere dopo la foto)
Balzanelli sottolinea che i casi simil-COVID sono in aumento a Taranto e nel resto d’Italia, mentre diminuiscono i positivi. Per lo scienziato è “un popolo che sfugge alle classifiche ma che, dal punto di vista clinico, è identico ai casi Covid”, aggiungendo che seppur non tutte le polmoniti interstiziali sono legate al coronavirus, “in questo periodo fanno scattare un allarme, “che ha portato gli specialisti a cercare il virus più in profondità, trovandolo talvolta nel liquido del lavaggio broncoalveolare”. (Continua a leggere dopo la foto)
{loadposition intext}
Balzanelli sottolinea che il 50 percento dei pazienti trattati nella COVID station con “sintomatologia acuta, anche sfumata, di febbricola o di infezione respiratoria (minore o maggiore) presenta quadro combinato di insufficienza respiratoria acuta, negatività all’esame del tampone, riscontro laboratoristico e soprattutto radiologico alla Tc del torace altamente suggestivo di Covid-19”.
Ti potrebbe anche interessare: “Il virus si indebolisce con il caldo?” La risposta di Ilaria Capua mette i brividi