Una triste realtà, fatta di sfruttamento e condizioni di vita al limite della sopravvivenza. Nonostante gli appelli e la mobilitazione internazionale sono sempre maggiori i casi di bambini sfruttati che vengono costretti a lavorare in condizioni disumane. Come avviene in Bangladesh: le foto pubblicate dal sito di Rainews 24 e riprese dal portale piattaforma infanzia.org sono eloquenti. Descrivono lo sfruttamento al quale sono costretti i piccoli: devono cucire jeans per 18 ore e a 20 pence (poco più di 28 centesimi di euro) al giorno. Si trovano in squallidi laboratori non registrati, nei quali si confezionano pantaloni per gli occidentali.
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Secondo i dati forniti dall’Unicef Nel Bangladesh, lavorano 4,9 milioni di bambini in età compresa tra i 5 e i 15 anni. Invece di andare a scuola e studiare, lavorano fino a dodici ore come servi nelle case dei più benestanti, nelle cave, in fabbrica, come facchini, in piccoli negozi, officine, nei campi o frugano nelle discariche per recuperare il recuperabile. Molti di questi bambini sono mal pagati o addirittura non ricevono un bel nulla, sono sfruttati fino all’inverosimile con gravose conseguenze sulla salute. Molti di loro non hanno mai messo piede in un’aula scolastica, non impareranno mai a leggere e a scrivere e, una volta adulti, saranno costretti a fare i lavori più umili e mal retribuiti. In Bangladesh, la povertà è palpabile ovunque. Quasi la metà della popolazione vive sotto il minimo esistenziale e il 36% rientra nella fascia dei poverissimi.
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Bambini spariti nel nulla, sfruttati o rapiti: tutti i casi degli ultimi anni…