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West Nile in Italia, sale numero delle vittime del virus. Focolaio in Italia: cosa è, come si trasmette, i sintomi

  • Salute

Sono 42 i casi di infezione da virus West Nile in Italia: la zona dove circola maggiormente è il padovano con 4 ricoveri nella giornata di martedì 2 agosto per un totale di una ventina, più quelli negli ospedali dell’Usl 6. Sono soprattutto anziani ma ci sono anche 30 e 40enni. Nella provincia di Padova si è registrato il primo caso umano: martedì 2 agosto c’è stata la prima vittima a Mira, nel Veneziano. In tutto i decessi sono 5. E proprio uno studio dell’Università di Padova e dell’Istituto Zooprofilattico sperimentale delle Venezie ha confermato che in Veneto sono 2 i ceppi che circolano.

Attualmente non esiste vaccino contro il virus West Nile: l’unica difesa è non farsi pungere dalle zanzare infette. Pertanto sono fondamentali le disinfestazioni nei luoghi pubblici per uccidere insetti adulti e larve. E le Amministrazioni stanno vagliando l’obbligo di effettuare trattamenti preventivi in caso di manifestazioni pubbliche serali. Dei 42 casi ufficiali finora ufficialmente confermati riportati dall’Iss, 21 si sono manifestati nella forma neuro-invasiva (7 Emilia Romagna, 12 Veneto, 2 Piemonte), 12 casi identificati in donatori di sangue (3 Lombardia, 6 Veneto, 3 Emilia-Romagna) e 9 casi di febbre (1 Lombardia, 7 Veneto, 1 Emilia-Romagna).

febbre west nile boom casi primo morto nel padovano


Febbre West Nile, 42 casi in Italia: prima vittima nel padovano

La febbre West Nile viene trasmessa dalle zanzare ed è una malattia infettiva. Per la prima volta il virus è stato isolato nel 1937 in Uganda – nel distretto West Nile – da cui prende il nome, ed è diffuso in Asia occidentale, Africa Europa, Australia e America. In Italia il primo focolaio risale all’estate del 1998, con alcuni casi accertati nei cavalli nell’area di Padule di Fucecchio, in Toscana. La febbre West Nile non si trasmette da persona a persona tramite il contatto con le persone infette. Il virus infetta anche altri mammiferi, soprattutto equini, ma in alcuni casi anche cani, gatti, conigli. Non esiste una terapia specifica per la febbre West Nile. Nella maggior parte dei casi, i sintomi scompaiono da soli dopo qualche giorno oppure possono protrarsi per qualche settimana. Nei casi più gravi si rende necessaria l’ospedalizzazione.

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L’incubazione della febbre West Nile varia fra 2 e 14 giorni, ma può essere anche di 21 giorni nei soggetti con deficit a carico del sistema immunitario. La maggior parte delle persone infette è asintomatica. Circa il 20% presenta, invece, sintomi leggeri quali febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. Sintomi che possono durare pochi giorni e in rari casi una settimana, ma variano in base all’età. Negli anziani e nelle persone debilitate, invece, la sintomatologia può essere più grave.

La sintomatologia più grave si presenta in media in meno dell’1% delle persone infette (1 persona su 150) e comprende: febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. Nei casi più gravi (circa 1 su mille) il virus può causare un’encefalite letale. La febbre West Nile viene diagnosticata tramite test di laboratorio effettuati su siero e, dove indicato, su fluido cerebrospinale, per la ricerca di anticorpi del tipo IgM. Questi anticorpi possono persistere per periodi anche molto lunghi nei soggetti malati (fino a un anno), pertanto la positività a questi test può indicare anche un’infezione pregressa. I campioni raccolti entro 8 giorni dai primi sintomi potrebbero dare falsi negativi.

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