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Ecco come si specula sui farmaci contro il cancro (e sulla vita dei malati)

Questo è uno di quei casi in cui ci si può sentire persi, a tutta ragione. Soprattutto quando si è malati di cancro e non si riescono a trovare i medicinali ai quali aggrappare le ultime speranze. Un articolo del Corriere.it racconta una vicenda che ha dell’incredibile: un malato di leucemia o di mieloma che chiedeva in farmacia l’Alkeran, il Leukeran e il Purinethol, medicinali catalogati come salvavita per diverse tipologie di malattie oncologiche, riceveva dal farmacista lo stesso tipo di risposta: “Non disponibile”. Eppure, bastava però varcare il confine per scoprire che di scatole degli stessi farmaci se ne trovavano in abbondanza. Perché? Nel nostro paese, come ha spiegato Federfarma, è un problema che negli ultimi anni sta affliggendo le farmacie italiane, quasi sempre è legata all’esportazione parallela. Succede questo: dal momento che in Italia il prezzo di alcuni farmaci è più basso che all’estero, e dal momento che i farmaci vengono considerati come qualsiasi altro bene di consumo, legalmente, molti grossisti scelgono di piazzarli sul libero mercato dell’Unione europea, scegliendo di marginare di più.

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Viene spiegato che per diverso tempo la responsabilità della carenza di Alkeran, Leukeran e Purinethol è stata fatta ricadere sulla multinazionale che li produce, ovvero la Aspen, satellite della potente multinazionale Glaxo Smith, ma secondo quanto ci riferisce il responsabile commerciale della società concessionaria in Italia della Aspen le cose stanno così: “Non è vero che era la ditta a non consegnare, perché dati alla mano, da quando hanno alzato il prezzo dei tre farmaci antitumorali, riceviamo circa il 30% in meno delle richieste. Cioè, i grossisti ci chiedono molti meno farmaci di quanti non ce ne chiedessero durante il periodo della carenza”. Eppure, attenti occhi tecnici hanno fatto notare che la carenza dei tre farmaci salvavita, come segnalano medici e farmacisti, è coincisa esattamente con la fase di rinegoziazione tra la Aspen e l’Agenzia per il farmaco. Ma, dice al Corriere il primario dell’Ematologia del San Camillo di Roma, Ignazio Majolino, che «questi 3 farmaci sono le stesse molecole da più 50 anni. Quindi sono molecole che hanno già ammortizzato i costi più costosi delle fasi di ricerca, di trial, eccetera. Una decuplicazione del prezzo di una molecola base non è una cosa semplice da spiegare”.

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