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Ecco cinque motivi per cui non moriremo di Ebola

L’allerta e la prevenzione sono sempre due ottimi rimedi e l’allarmismo è talvolta esagerato. Scienza e statistiche spiegano che il virus dell’Ebola è sì pericoloso ma, almeno alle nostre latitudini, ci sarebbe da stare tranquilli.

1 – I NUMERI



Finora l’Ebola ha causato la morte di 1.900 persone sui 3.500 casi individuati in Africa occidentale. C’è da tenere presente che, solo in Italia, a morire per polmonite sono settemila persone ogni anno. La più grande emergenza sanitaria africana degli ultimi vent’anni, l’Aids, in Europa non è nemmeno classificabile come causa di morte. Perché Aids e Ebola, in Africa, sono due malattie che diventano mortali perché si trascurano le poche e basilari norme igieniche necessarie ad evitare il contagio. In Occidente questo non è accaduto con l’Aids e non accadrebbe con l’ebola.

2 – LA TRASMISSIONE DEL VIRUS


Il virus non si trasmette con l’aria. La trasmissione dell’Ebola è sì molto rapida, ma può avvenire solo attraverso i fluidi corporei, come muco o sangue, ma anche attraverso le lacrime o la saliva, e il contatto con aghi o coltelli usati dall’ammalato.

3 – I CONTROLLI FUNZIONANO


La situazione in Italia è quella di una attiva sorveglianza nei punti di ingresso nel nostro paese. L’Italia è dotata di importanti sistemi di sorveglianza e di protezione e di una vasta rete di unità di ricovero per malattie infettive. I casi sospetti vanno immediatamente posti in stretto isolamento e osservati. È estremamente difficile che il virus dell’Ebola arrivi in Europa così come è da ritenere impossibile che si diffonda negli Stati Uniti. Innanzitutto perché i paesi occidentali sono già stati allertati e hanno quindi avuto la possibilità di prepararsi e attivare tutti i sistemi in grado di mantenere la situazione sotto controllo. L’Ebola potrebbe arrivare nel nostro paese solo rimpatriando un concittadino rimasto contagiato nelle aree in cui l’epidemia è endemica. Ma in questo caso non c’è nessun rischio per la popolazione in quanto vengono adottate speciali misure precauzionali previste per il rientro, come l’isolamento. In definitiva è quasi impossibile perdere il controllo della situazione.

4 – ABBIAMO I MEZZI PER ISOLARE EVENTUALI MALATI


In Africa la pratica di occuparsi a casa propria dei malati, senza portarli nelle strutture ospedaliere preposte aumenta fino al 20 per cento la possibilità di contagio. A New York, per fare un esempio, è bastato che una persona tornasse dall’Africa occidentale con sintomi gastrointestinali, perché fosse messa in isolamento.

5 – NESSUN RISCHIO DAI MIGRANTI


Per arrivare da noi i migranti affetti da Ebola dovrebbero affrontare un viaggio lunghissimo e difficile che per una persona infetta non è facile da superare. Inoltre, il periodo di incubazione dell’Ebola va da uno a 21 giorni, ma è nella prima settimana che la maggior parte sviluppano i sintomi. In questo caso sarebbero i tempi di viaggio a proteggerci. È insomma difficile che un migrante contagiato, possa viaggiare per diverse settimane senza sviluppare la malattia. Infine, bisogna tenere presente che il virus Ebola non si trasmette facilmente come un raffreddore. Per contagiarsi bisogna entrare in contatto con i liquidi biologici del malato”.


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