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“Se il coronavirus si attacca ai polmoni è letale: terapia intensiva unica cura”

“È un microrganismo che nella maggioranza dei casi non fa danni ma in alcuni si attacca ai polmoni e diventa letale” e per questo motivo senza terapia intensiva non si può curare. È il parere sul coronavirus di Luciano Gattinoni, intervistato da La Stampa. Professore emerito dell’Università di Göttingen, in Germania, Gattinoni, 75 anni, è un medico rianimatore di fama internazionale, ex direttore scientifico del policlinico di Milano e presidente della società mondiale di terapia intensiva.

L’esperto afferma che “mentre la polmonite colpisce gli alveoli, questa polmonite virale interstiziale tende a interferire sulla parte vascolare. Così i vasi sanguigni del polmone perdono potenza e causano l’ipossiemia, cioè la carenza di ossigeno nel sangue”. E se viene l’ipossiemia il cervello compensa aumentando la respirazione, “per questo i malati arrivano in ospedale apparentemente in forma”. Ma apparentemente. (Continua dopo la foto)


“In realtà – prosegue Gattinoni nell’intervista rilasciata a Francesco Rigatelli per La Stampa – si ha già una saturazione bassa dell’ossigeno nel sangue. Per aumentare il respiro si fa più pressione, il polmone si infiamma e il plasma filtra nell’interstizio”. Questo meccanismo, dice ancora uno dei più grandi esperti in anestesia e rianimazione, “si interrompe solo con un’intubazione di 10-15 giorni.” (Continua dopo la foto)

La terapia intensiva è “l’unica cura” e se non c’è posto “bisogna trovarlo”, dice Gattinoni. Perché “casco e pronazione, lo dico io che l’ho ideata, sono palliativi”. Intubando, prosegue, si permette al paziente di mantenersi dormiente fino a che le difese immunitarie vincono il virus: “Non a caso muoiono di più quelli fuori dalla terapia intensiva che dentro”. (Continua dopo la foto)

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Per stabilire se l’intubazione è sempre necessaria “andrebbe misurata la negatività della pressione con un catetere esofageo ma ora negli ospedali non c’è tempo e si decide come in guerra: chi ha fame d’aria e fa rientrare le costole per respirare va intubato”, spiega ancora Gattinoni. Una sanità con meno tagli avrebbe retto meglio? A questa domanda, l’esperto risponde che è vero, si è tagliato troppo “ma un’emergenza del genere coglie chiunque impreparato”. E “l’unico rimpianto è non aver pensato alle scorte di materiale e a un piano preciso”, conclude.

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