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Coronavirus, parla l’infettivologo: “Ecco quando finirà questo incubo”

“La speranza è che tutto finisca in due mesi: 60 giorni che l’Italia esca dall’emergenza coronavirus. A patto che tutti rispettano le regole imposte dal Governo con il nuovo Dpcm”. A fare questa ipotesi è Massimo Galli, primario infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, che ha commentato le ultime misure del governo in una intervista dall’agenzia Dire. “Con misure davvero molto più drastiche delle nostre – ha spiegato Galli – la Cina sta cominciando ora a vedere la luce in fondo al tunnel. Da loro il problema è diventato serio a gennaio, e oggi siamo a marzo. Noi siamo all’inizio, se ci comporteremo molto bene ce la faremo in un tempo comunque difficilmente inferiore a quello dei cinesi. Mi auguro meno, ma due mesi mettiamoli in conto”.

Per Galli, dichiarare tutta Italia zona rossa è stato un provvedimento “assolutamente necessario” e che secondo lui ha bisogno di ulteriori articolazioni, soprattutto in aree particolari del Paese dove si deve andare oltre il decreto di distanziamento delle persone. “Credo che le battaglie siano due, la prima quella degli ospedali – soprattutto al Nord – che sono in gravissime condizioni di stress, e la seconda quella sul territorio, affinché le strutture non vadano in ulteriore crisi e l’epidemia venga fermata il più rapidamente possibile”, ha detto Galli. (Continua a leggere dopo la foto)


“Ciò vuol dire che le persone debbono collaborare nel fare ciò che viene richiesto dal Decreto – ha proseguito ancora l’esperto – ma anche che vengano potenziate le capacità di garantire la quarantena degli esposti e la gestione delle persone che risultate positive non vengono ricoverate in ospedale perché non hanno necessità di ricovero. La permanenza in casa di questi soggetti però è possibile se loro dispongono di una camera e un bagno autonomo”. (Continua a leggere dopo la foto)

E ancora: “È importante garantire un controllo stringente a distanza altrimenti diventa necessario il trasferimento in luoghi dove possono finire di guarire di guarire senza il rischio di infettare gli altri”. Infine Galli ha spiegato di ritenere sia necessario impiegare altre strutture, come alberghi o simili, dove ospitare le persone in maniera controllata con il personale sanitario ridotto allo stretto necessario che possa consentire il monitoraggio della loro situazione. (Continua a leggere dopo la foto)

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“Per maggiore efficienza serve attivare una medicina territoriale – ha spiegato Galli – e in questa partita sono fondamentali i medici di medicina generale e gli strumenti innovativi che dobbiamo essere rapidamente capaci di mettere in atto, come la telemedicina. L’imperativo è essere creativi e darsi da fare, non limitarsi ad aspettare che le cose si sistemino da sole perché non accadrà questo”. “Sembra necessario ribadire ancora una volta- ha concluso il primario – che non bisogna sottovalutare il problema e dobbiamo stare attenti tutti, non soltanto gli anziani. I giovani invece stanno sottovalutando il rischio. ‘Io resto a casa’ è una giusta misura di distanziamento sociale per evitare infezioni di questa portata che si trasmettono per via aerea”.

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