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Come curare Covid-19 a casa quando compaiono i sintomi e in attesa dell’esito del tampone

  • Salute

Una notizia importante per tutti i pazienti malati di Covid-19. Un modo per cercare di ridurre la pressione sul sistema sanitario cercando di evitare a tutti i costi che i disturbi provocati dall’infezione da Sars-CoV-2 degenerino fino alla terapia intensiva e in alcuni casi alla morte. Parliamo di un documento per cercare di battere il Coronavirus sul tempo, cominciando a curarlo già a casa appena si manifestano i primi sintomi e mentre si è attesa dell’esito del tampone. Una sorta di vadevecum medico, preziosissimo, scritto dai medici dell’Istituto Mario Negri e dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo: Giuseppe Remuzzi, Norberto Perico, Monica Cortinovis e il professor Fredy Suter.

Il documento sarà a breve pubblicato sulla rivista Clinical and Medical Investigation. Il documento è stato redatto per cercare di rispondere alle migliaia di richieste che stanno arrivando al Negri da medici e ospedali di mezzo mondo. Tuttavia, a differenza del protocollo Bassetti e del vademecum dei medici lombardi, il suddetto non rende necessario attendere il risultato del tampone per intervenire. Come riporta il Corriere della Sera, diventa fondamentale in questo caso la figura del medico di base. (Continua a leggere dopo la foto)


In base al testo presente nel nuovo documento, stilato sulla base di quanto sperimentato nei mesi scorsi, appena risulta chiaro un sintomo riconducibile a Covid, come tosse, febbre, stanchezza, mialgia, mal di gola, nausea, vomito, diarrea, si fa il tampone. Tuttavia, secondo il documento sopracitato si può anche non aspettare l’esito del tampone. Anzi si comincia subito la cura, trattando così il Coronavirus come qualunque altra infezione delle vie respiratorie: questo il comando. (Continua a leggere dopo la foto)


Secondo lo stesso documento quindi, il medico di base può somministrare in questa fase farmaci antinfiammatori come l’aspirina e l’Aulin (che però non devono mai essere usati insieme). Secondo il vadevecum è da evitare assolutamente la tachipirina, perché il paracetamolo non ha proprietà antinfiammatorie e quindi non è in grado di inibire l’enzima che scatena le infiammazioni. Successivamente si procede con esami fattibili anche a domicilio: in primis il prelievo di sangue, per vedere se non vi sia un rialzo degli indici di infiammazione. (Continua a leggere dopo la foto)

Naturalmente ogni caso è a sé e la durata del trattamento dipende da paziente a paziente. Come saprete, nei casi più gravi, si passa all’utilizzo di cortisone ed eparina, mentre nei soggetti più fragili si può utilizzare anche l’Azitromicina, un antibiotico. Non solo, il medico può decidere anche di somministrare ossigeno. Per il momento il protocollo è stato sperimentato su una cinquantina di pazienti con tampone positivo: tutti presentavano tutti sintomi lievi e sono guariti senza essere ricoverati in ospedale. Non ci resta quindi di sperare che funzioni.

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