Sempre più interconnessi e sempre più smartphone dipendenti. Secondo un report realizzato dall’organizzazione “The Vision Council”, con una ricerca condotta su 10mila adulti, il 90% degli intervistati non ammette di usare spesso gli schermi. Ma soprattutto, il 96% ha dichiarato di spendere almeno 2 ore al giorno con lo sguardo fisso su computer o cellulare. Sono molti i fattori, poi che rendono pericoloso l’utilizzo per troppo tempo degli schermi: la vicinanza del dispositivo, il tipo di luce, la frequenza di utilizzo e la durata senza fare pause.
Ma non è tutto qui. Sì perché il grado di ‘pericolosità’ dello strumento smartphone aumenta di mattina presto con effetti negativi sul nostro cervello. A spiegare cosa succede quando consultiamo il telefono appena svegli è il professore Piero Barbanti, neurologo dell’Istituto Scientifico San Raffele di Roma in un’intervista al Messaggero.
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Guardi il telefono appena sveglio? Ecco cosa succede al cervello
Spiega il prof Barbanti come: “L’utilizzo immediato del telefono da appena svegli ha conseguenze sul nostro organismo. Equivale a seppellire il cervello di informazioni facendolo correre di prima mattina, dietro ispirazioni banali o drammatiche, che fanno passare troppo rapidamente il cervello da una fase creativa notturna a una fase servile diurna, generando ansia e tecnostress”.
“La dipendenza dagli smartphone è un fenomeno che riguarda tutti, – spiega Barbanti – e ad essere colpiti sono per lo più gli adulti. I dati ci parlano di una crescita dei disturbi legati alla tecnologia. La sensazione che si trova dietro la dipendenza dell’utente è la paura di essere tagliato fuori da qualcosa o trovarsi in una situazione di pericolo e non accorgersene, e questa è una follia, la vita va avanti anche senza di noi”.
A questa particolare attitudine (secondo i dati Deloitte più di un terzo degli utenti in tutto il mondo afferma di controllare il telefono entro cinque minuti dal risveglio e il 20% di loro lo controlla più di 50 volte al giorno) la medicina ha dato un nome: si chiama Fomo, acronimo di “fear of missing out”, ovvero: “la paura di essere tagliati fuori”, sintomi da non sottovalutare. “L’idea sbagliata – spiega Barbanti – è quella di perdere un’opportunità, o che, se c’è qualcosa di pericoloso, non potrà essere avvertito in tempo. La sfida è provare a stare una mezza giornata senza wi-fi. Le sensazioni iniziali sarebbero quelle di smarrimento, mancanza, nervosismo, fatica, ma durerebbero pochissimo”.