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“Lockdown di una settimana, una volta al mese”. L’ultima idea in Italia

Troppi decreti, a volte discordanti, difficili da comprendere, ci vorrebbe senza dubbio una linea facile da seguire, comprensibile a tutti. Questo propone Antonella Viola, immunologa padovana, professoressa di Patologia generale al Bo e direttrice dell’Istituto di ricerca pediatrica, è intervenuta stamani a 24 mattina, di Simone Spetia, sul tema misure da adottare per contrastare la diffusione del Covid. La proposta della professoressa è questa: “Facciamo un lockdown programmato una volta al mese. Una settimana in case e tre con una vita quasi normale”.

Il lockdown funziona solo se è totale, altrimenti dobbiamo trovare delle misure di convivenza con il virus, dico solo che a Padova questa settimana gli aperitivi si facevano alle 16. La settimana al mese servirebbe a smaltire la diffusione del contagio, se non una settimana, almeno 10 giorni. Adesso una settimana non basta, bisogna intervenire con almeno due settimane, ma l’importante è evitare questi decreti caotici, non vediamo gli effetti di uno e subito ne vediamo un altro: programmiamo. (Continua a leggere dopo la foto)


E riguardo gli anziani chiusi in casa, per Viola non è una proposta utile: “Non risolve il problema epidemiologico: la fascia di età dei nuovi contagi e dei ricoveri si è abbassata”. Sulla seconda ondata è intervenuto anche il virologo dell’università degli Studi di Milano Fabrizio Pregliasco, intervenendo ad ‘Agorà’ su Rai 3, fa il punto sull’epidemia di Covid-19 in alcune aree d’Italia e nello specifico in quella milanese. (Continua a leggere dopo la foto)

“In questo momento davvero c’è una diffusione” del coronavirus Sars-CoV-2 “non dico omogenea, ma davvero molto ampia e peggiore della prima volta. Lo vedo nel contesto in cui vivo e lavoro, tra i familiari e gli amici: la probabilità di cadere nell’infezione è generalizzata. L’elemento particolare è la pervasività di questo virus”, ammonisce l’esperto, direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi di Milano: “E’ facilissimo acquisirlo, magari sul lavoro, in un contesto comunitario, ma poi l’arrivo è a casa”. (Continua a leggere dopo la foto)

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Avverte Pregliasco che “la famiglia diventa un elemento moltiplicatore, proprio perché si abbassano per forza di cose le difese. Invece bisogna stare molto attenti – raccomanda – a fronte della presenza di soggetti asintomatici”.

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